"La pace può esistere solo se adotteremo una visione femminista"
Pubblichiamo l'intervento di Serena Menozzi, operatrice di Ciac, durante la manifestazione che si è tenuta a Parma l'otto marzo 2022, in occasione della festa delle donne. Momento importante a cui anche Ciac ha partecipato attivamente e in cui si è parlato anche di Pace e della situazione in Ucraina.
Pubblichiamo l'intervento di Serena Menozzi, operatrice di Ciac, durante la manifestazione che si è tenuta a Parma l'otto marzo 2022, in occasione della festa delle donne. Momento importante a cui anche Ciac ha partecipato attivamente e in cui si è parlato anche di Pace e della situazione in Ucraina.
L’invasione russa dell’Ucraina,
la prepotenza e la forza come mezzo di risoluzione dei conflitti,
non sono altro che manifestazioni della violenza sistemica e del patriarcato.
La violenza indiscriminata della guerra e dell'imperialismo
lascerà impatti a lungo termine sui territori e sulle persone,
in particolare, sulle donne e sulle libere soggettività, sulle persone migranti e profughe.
La politica dei confini e dei nazionalismi non è la nostra politica.
La politica della violenza e della guerra non è la nostra politica.
La politica che arma i civili non è la nostra politica: nella militarizzazione e nella guerra non c’è liberazione ma costrizione.
L’ invio di armi in un paese in guerra non è un atto di responsabilità ma una scelta folle che alimenta l’escalation e lo spargimento di sangue nascondendo ipocritamente logiche di mercato.
La retorica della guerra e del patriottismo,
che vuole convincerci dell’inevitabile ricorso alle armi,
che individua nel diverso da sé un nemico da annientare e annichilire,
che ostracizza e censura la cultura di un intero popolo,
è la stessa retorica che inchioda donne e uomini nelle gerarchie binarie di genere,
dove alle donne ridotte a madri sofferenti e poco altro corrispondono uomini-soldati-eroi, che sacrificano il loro ruolo di padri e mariti per difendere la patria e, per estensione, le ‘loro’ donne e i loro bambini.
Questa retorica è strumento dell’imperialismo e del patriarcato.
Apriamo questa manifestazione con il pensiero rivolto alle persone che oggi, ora subiscono le conseguenze scellerate di decisioni dettate da interessi economici e ambizioni espansionistiche di quanti – non da oggi però – attuano politiche di ingerenza e fomentano conflitti per il mantenimento di rapporti di dominio e sfruttamento in tante parti del mondo.
Ci opponiamo all’uso della forza militare, diretta e indiretta, da parte dell’UE per la risoluzione di questo conflitto, perché sappiamo che questi interventi non hanno mai portato pace, ma solo altre violenze e devastazioni: lo abbiamo visto in Siria, in Afghanistan, in Iraq, in Libia.
La lotta transfemminista intersezionale è la lotta di tutte le soggettività vessate, umiliate, mortificate nei corpi e nello spirito, costrette alla fuga, respinte ai nostri confini.
USCIREMO dalle logiche di guerra, lottando per affermare che la pace può esistere solo se adotteremo una visione femminista, capace di attivare la creatività politica necessaria ad immaginarci un mondo senza bisogno di eserciti, confini e patrie da difendere.
L’invasione russa dell’Ucraina,
la prepotenza e la forza come mezzo di risoluzione dei conflitti,
non sono altro che manifestazioni della violenza sistemica e del patriarcato.
La violenza indiscriminata della guerra e dell'imperialismo
lascerà impatti a lungo termine sui territori e sulle persone,
in particolare, sulle donne e sulle libere soggettività, sulle persone migranti e profughe.
La politica dei confini e dei nazionalismi non è la nostra politica.
La politica della violenza e della guerra non è la nostra politica.
La politica che arma i civili non è la nostra politica: nella militarizzazione e nella guerra non c’è liberazione ma costrizione.
L’ invio di armi in un paese in guerra non è un atto di responsabilità ma una scelta folle che alimenta l’escalation e lo spargimento di sangue nascondendo ipocritamente logiche di mercato.
La retorica della guerra e del patriottismo,
che vuole convincerci dell’inevitabile ricorso alle armi,
che individua nel diverso da sé un nemico da annientare e annichilire,
che ostracizza e censura la cultura di un intero popolo,
è la stessa retorica che inchioda donne e uomini nelle gerarchie binarie di genere,
dove alle donne ridotte a madri sofferenti e poco altro corrispondono uomini-soldati-eroi, che sacrificano il loro ruolo di padri e mariti per difendere la patria e, per estensione, le ‘loro’ donne e i loro bambini.
Questa retorica è strumento dell’imperialismo e del patriarcato.
Apriamo questa manifestazione con il pensiero rivolto alle persone che oggi, ora subiscono le conseguenze scellerate di decisioni dettate da interessi economici e ambizioni espansionistiche di quanti – non da oggi però – attuano politiche di ingerenza e fomentano conflitti per il mantenimento di rapporti di dominio e sfruttamento in tante parti del mondo.
Ci opponiamo all’uso della forza militare, diretta e indiretta, da parte dell’UE per la risoluzione di questo conflitto, perché sappiamo che questi interventi non hanno mai portato pace, ma solo altre violenze e devastazioni: lo abbiamo visto in Siria, in Afghanistan, in Iraq, in Libia.
La lotta transfemminista intersezionale è la lotta di tutte le soggettività vessate, umiliate, mortificate nei corpi e nello spirito, costrette alla fuga, respinte ai nostri confini.
USCIREMO dalle logiche di guerra, lottando per affermare che la pace può esistere solo se adotteremo una visione femminista, capace di attivare la creatività politica necessaria ad immaginarci un mondo senza bisogno di eserciti, confini e patrie da difendere.