Oltre 13 donne in arrivo da 10 paesi diversi, sei lingue parlate e un paio di mattine di riflessioni condivise. Sono gli ingredienti della ricetta che ha portato al testo che potete leggere qui sotto.
In Ciac ci siamo più volte chiesti come celebrare in modo degno la Giornata internazionale della donna. Abbiamo quindi deciso di partire da loro, dalle donne quelle che sono all'interno dei nostri progetti e che vivono quotidianamente una doppia difficoltà: migranti e donne.
Abbiamo deciso di incontrarci, di guardarci negli occhi e di ragionare insieme su cosa vuol dire essere donna oggi. Ne è emerso un testo corale, collettivo che ha stimolato le riflessioni di tutte. Un insieme di voci che è stato portato all'incontro DONNE CHE CAMBIANO LA STORIA, organizzato a casa Cervi. Lo hanno letto Agnesa e Muzda, in rappresentanza di tutto il gruppo che ha contribuito ad elaborarlo in 2 mattinate di riflessioni e scambio davvero molto preziosi e partecipati.
Perché l’8 marzo non è una festa, è una lotta.
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Siamo donne di Parma, arriviamo da Afghanistan, Pakistan, Ucraina, Nigeria, Ghana, Costa d' Avorio, Kossovo, Kurdistan, Tunisia, Italia.
Siamo qui per esprimere le nostre idee e le nostre opinioni sulla condizione della donna sulla base delle nostre esperienze.
Vogliamo raccontarvi i cambiamenti che ci sono stati nelle nostre vite e gli ostacoli che abbiamo trovato in Italia.
Veniamo da paesi diversi, ma dove le donne hanno problemi comuni e spesso non sono libere di:
* scegliere come vestirsi
* scegliere il proprio partner
* esprimersi
* parlare apertamente e dire le proprie opinioni
* studiare e istruirsi secondo i propri desideri e i propri interessi
* lavorare
Le donne spesso devono sottostare completamente agli uomini o alle famiglie, non possono uscire di casa e frequentare luoghi pubblici senza il marito o i fratelli.
Le donne spesso devono sposare uomini che non hanno scelto.
Le donne restano in matrimoni che non hanno scelto e che le rendono infelici per garantire delle sicurezze ai propri figli.
Le donne vengono sottomesse anche se lavorano e si prendono cura dei figli e della casa
Le donne spesso vengono educate in famiglia o a scuola a dover stare al proprio posto
Le donne sono doppiamente vittime delle diseguaglianze di un paese e di una comunità
Le donne hanno tutto il carico del lavoro domestico, pratico e mentale.
Spesso ci sono situazioni dove l'uomo dice alla donna: "stai pure a casa e non lavorare", ma la responsabilità di prendersi cura dei figli e di trovare le risorse è comunque della donna.
Spesso, quando nasce una bambina, non la accettano, non ne riconoscono il valore e non se ne occupano.
Abbiamo sperato di trovare in Italia condizioni migliori e di lasciarci alle spalle questi problemi.
Ma non è tutto così semplice.
In Italia abbiamo trovato alcune libertà e possibilità, ma ci sono limiti e ostacoli:
* è difficile , lungo e faticoso ottenere un documento, questo blocca la possibilità di trovare un lavoro, di avere un contratto regolare di affitto
* anche se otteniamo un documento, trovare casa è molto difficile, non si affittano case agli stranieri, ancora di più se sono donne e mamme
* è difficile trovare lavoro, soprattutto se si è mamma, non ci sono servizi adeguati, è difficile trovare posto negli asili nido, come per le donne italiane. A noi piace lavorare, ma se nessuno sta con i nostri figli come possiamo fare? Non abbiamo qui le nostre famiglie che ci supportano.
* se un lavoro lo troviamo, spesso non è regolare e non è qualificato, anche perché qui i nostri titoli di studio non vengono riconosciuti. Noi spesso ci occupiamo delle vostre case, dei vostri anziani e dei vostri figli, ma come possiamo farlo ancora se non abbiamo un contratto e un compenso dignitosi?
* Infine è difficile per noi avere relazioni con le persone italiane, fanno fatica a capire i nostri vissuti, sono chiuse. Incontriamo tanti pregiudizi e diffidenza, puoi sentire dire “le donne dell’est sono così…” anche se quella persona non ti conosce e non sa la tua storia. Questo può succedere anche nei servizi e negli uffici pubblici che dovrebbero supportare tutte le persone, uomini e donne, stranieri e italiani, senza discriminazioni.
Grazie per averci ascoltato e per averci dedicato il vostro tempo.
C'è bisogno di tutti voi, tutti i giorni per essere viste, ascoltate, trattate con gentilezza e senza stereotipi, per essere accolte e vedere riconosciuti e supportati i nostri diritti.