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Parma da estranea a famigliare, l'integrazione che parte dalla cultura

«Ma è scritto in russo!» «Ma è in farsi!». A volte basta un momento, una semplice affermazione, per cambiare le carte in tavola, trasformare dinamiche sociali. E' il caso del progetto Welcoming

«Ma è scritto in russo!» «Ma è in farsi!». A volte basta un momento, una semplice affermazione, per cambiare le carte in tavola, trasformare dinamiche sociali. E’ il caso delle parole usate da cittadini migranti davanti alle stampe di Bodoni che hanno potuto ammirare durante la visita al palazzo della Pilotta avvenuta nei giorni scorsi.

I migranti stavano partecipando ad una delle tante iniziative di Ciac: il percorso “welcoming” che, tra le altre cose, prevede la visita a diversi monumenti parmigiani. Il gruppo, sin dalle prime presentazioni della giornata guidata dai volontari dell’associazione Amici della Pilotta, era composto da persone di diversa età e cultura e aleggiava qualche naturale imbarazzo. Ma è bastata una scintilla per scatenare entusiasmo e curiosità facilitando il dialogo tra culture diverse: come se il richiamo alla loro lingua madre avesse loro permesso di non essere più spettatori e visitatori passivi ma, anzi, di sentirsi parte in causa, protagonisti di ciò che stavano ascoltando e imparando. Da lì in poi le cose sono iniziate a cambiare: grazie all’audacia di Bodoni e a due persone presenti, entrambe molto giovani e inconsapevoli del loro ruolo, Emilia e Anna.



 

Il primo, tipografo parmigiano e la sua volontà di creare libri in altre lingue ed alfabeti, diversi da quello latino, come il russo, il persiano e l’arabo, ha permesso ai partecipanti alla visita di diventare protagonisti: anche i più timidi, che fino a quel momento poco avevano interagito con gli altri, si sono prestati con entusiasmo alla lettura ad alta voce dei testi scritti nella loro lingua madre ed alla traduzione degli stessi.

Emilia, invece, 2 anni, la visitatrice più piccola della giornata, accompagnata dai genitori, è ben presto divenuta filo conduttore di tutta la visita. Il suo sgattaiolare qua e là ha fatto sì che l’iterazione tra i ragazzi si facesse sempre più omogenea. Una volta in braccio ad una persona e un’altra in braccio ad un’altra, è divenuta argomento di conversazione e focus dell’attenzione di molti.

Ed infine, Anna, ragazza di 19 anni di origine ucraina, con la sua estrema curiosità nei confronti dell’arte e soprattutto dei libri, continuando a riempire di domande le guide, è stata di stimolo e sprono per gli altri: una presenza attiva che ha acceso la curiosità altrui, quasi che desse il permesso a poter chiedere.




Anna, poi, ormai completamente a suo agio, al termine della visita inizia a raccontarsi di sua spontanea volontà; una ragazza completamente diversa da quella che era sembrata inizialmente, imbarazzata e riservata.

«Sono arrivata a Parma da sei mesi ma non avevo mai visto questo museo. È bellissimo, ci sono così tanti libri, un giorno vorrei averli tutti in casa – dice sorridendo –  prima però devo diventare ricca e comprarmi una casa grande altrimenti non ci stanno». Poi continua: «La mia parte preferita è stata il museo bodoniano, vorrei poter stampare e creare anche io libri; mi sono fatta consigliare dalla guida il manuale che lo stesso Bodoni ha scritto a riguardo». Accende il cellulare e va nelle note, si è là segnata il titolo: «Manuale tipografico, ecco come si chiama!». Il clima è ormai disteso. Alla mia domanda «A Parma come ti trovi? Sei da sola qua?», la risposta è pronta: «Sono qua con buona parte della mia famiglia. La città è carina, è piccola, piccolissima: riesci a raggiungere ogni luogo a piedi. È strana questa cosa, Kiev in confronto era enorme, dovevi per forza spostarti con i mezzi!». La chiacchierata continua così, leggera, mi spiega di fare economia e come questa università non le piaccia molto, prima ancora studiava programmazione. È contenta di essere venuta, la mattinata ha riacceso in lei passioni e curiosità che aveva perso dopo essere dovuta andare via dall’Ucraina a causa della recente guerra.



«È stato utile conoscere parte della città e la sua storia? Toccare con mano la cultura del luogo in cui vivete?» chiedo poi a chi è rimasto. La risposta è per tutti la stessa: «Bello!». Per la famiglia di Emilia proveniente dall’Ucraina, per Ivo dal Camerun, per Anna; alcuni più loquaci di altri ma tutti nel sottolineare l’importanza di questa visita.

La giovane ragazza ucraina ancora una volta è quella a dilungarsi di più: «Ho scoperto cose che prima non sapevo; le guide sono state molto disponibili e gentili, hanno avuto tantissima pazienza - ride e continua - ci tornerò sicuramente, spero di poter vedere la Biblioteca Palatina la prossima volta. È un ottimo modo per conoscere la città, per entrare in sintonia con essa. Ti ringrazio per l’opportunità – conclude, volendo forse ringraziare tutto CIAC– la visita di oggi mi ha ricordato che anche qua ci sono tante cose da scoprire, anche qua posso continuare a coltivare le mie passioni».

 

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