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L'accoglienza a ritmo di danza, musica, poesia: il nostro 20 giugno

Il clima di comunità era reale e tangibile, era nelle testimonianze in Piazzale Picelli, nel coro in Piazzale Inzani, nelle poesie in Chiesa dell’Annunziata, nel ballo di gruppo sul Ponte di Mezzo, nella musica in Piazza Garibaldi e nello spettacolo teatrale e artistico in Piazza della Pace. Era, in realtà, un po’ in tutti noi.

In mezzo alla folla che ballava su musica africana emulando i passi di un ragazzo migrante, non poteva non scapparti un sorriso. Volontari, stranieri, passanti, studenti, cittadini di Parma che hanno partecipato all’iniziativa, tutti insieme a muoversi al suono di una stessa canzone tra una risata e un “non riesco a farlo come lui!”. Persone di tutte le età, dai più anziani ai più giovani, intenti a divertirsi e giocare. Un gruppo eterogeneo per genere, etnia, esperienze pregresse, che è riuscito sempre di più, di tappa in tappa, a sentirsi compatto, unico, unito. “La vostra speranza è la nostra speranza”, una frase che ballando e ridendo era più viva che mai, come fosse il filo ad unire ogni persona all’altra.

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Il coinvolgimento, la riflessione, la gioia della condivisione sono i sentimenti che hanno caratterizzato il corteo organizzato da CIAC e ARTE MIGRANTE nella Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno). Si sono alternate testimonianze, poesie, musiche di ogni parte del mondo, danze, spettacoli teatrali. Ogni volta che il corteo si fermava il contributo dei ragazzi migranti variava, lo scambio culturale consisteva sempre in qualcosa di diverso: un pensiero, il proprio passato, il viaggio portato avanti per arrivare a dove erano. Ognuno partecipava alla speranza dell’altro e ne condivideva il fine. L’auspicio di un cambiamento, di poter essere sempre così, come in quel momento per le vie del centro di Parma, insieme, era ciò che accumunava tutti i presenti.

Ai momenti di gioia hanno seguito anche commemorazioni per tutte le persone che hanno perso la vita nel mar Mediterraneo, con particolare riferimento alla recente tragedia avvenuta a largo della Grecia: con la fascia nera a lutto legata ad un braccio, si è fatta informazione circa le politiche migratorie che danneggiano le persone in cerca di una vita diversa, della negazione dei diritti dell’altro come atto incostituzionale. Tematiche portatrici di rabbia che hanno, seppur smuovendo gli animi, solo rafforzato quel sentimento di “unione” che ha contraddistinto il pomeriggio. Con lo sguardo rivolto in avanti, ad un cambiamento, e un sorriso sul volto, ben consapevoli di ciò che è avvenuto, stia tutt’ora avvenendo e per cosa dobbiamo batterci, la marcia è proseguita nell’allegria e nel divertimento.

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La condivisione e la gioia come armi di disobbedienza ad un governo che “divide” ed “impaurisce”: LA VOSTRA SPERANZA E’LA NOSTRA SPERANZA, non si tratta solo di uno slogan.

Martedì 20 maggio quella frase era reale e tangibile, era nelle testimonianze in Piazzale Picelli, nel coro in Piazzale Inzani, nelle poesie in Chiesa dell’Annunziata, nel ballo di gruppo sul Ponte di Mezzo, nella musica in Piazza Garibaldi e nello spettacolo teatrale e artistico in Piazza della Pace. Era, in realtà, un po’ in tutti noi.

 

 

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