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"La mia esperienza da sindacalista in Puglia: che storie incredibili"

Ho avuto l’opportunità di fare sindacato di strada. La CGIL, di cui sono parte, ha ripreso un progetto che mira a contrastare il caporalato da Sud a Nord facendo conoscere i diritti a tutti i lavoratori sfruttati che in questi giorni roventi a Foggia raccolgono frutta e verdura per le nostre ricche tavole .

Ho avuto l’opportunità di fare sindacato di strada. La CGIL, di cui sono parte, ha ripreso un progetto che mira a contrastare il caporalato da Sud a Nord facendo conoscere i diritti a tutti i lavoratori sfruttati che in questi giorni roventi a Foggia raccolgono frutta e verdura per le nostre ricche tavole .
È un fenomeno trasversale che coinvolge anche le ricche filiere del Nord. Questo progetto è nato più di 6 mesi fa, ben prima quindi dei fatti di Latina. In settembre ci sarà una data tra le campagne di Verona .

Le nostre giornate iniziavano tra le 3 e le 5 di mattina per intercettare chi lavora nei campi .



Ho vissuto diverse esperienze, non riesco a trovare le parole per quello che ho visto a Borgo Mezzanone . C’è di tutto, ci sono tutti gli ultimi della terra concentrati in un girone infernale. Droga, prostituzione, insanità mentale, cumuli di macerie derivanti dagli incendi molto frequenti, auto/moto rubate e dismesse, animali randagi, condizioni igieniche inesistenti, tuguri abitati da più persone .
Tanta dignità in un non luogo dove “legalmente” si calpestano i diritti universali di ogni essere umano . Alcuni degli amici di CIAC conoscono questa realtà.

Ho anche incontrato un ragazzo senegalese in un altro ghetto che ha tutt’altra storia (casa Sankara). È passato dal CIAC, si ricorda di Cecilia ma non ricordo il suo nome. Mi chiede di salutarla, quasi a voler sottolineare che da qualche parte non si è sentito “invisibile”.



All’interno del campo di Borgo Mezzanone c’è un presidio della CGIL costruito dai ragazzi i quali hanno dato il nome al posto di  “Casa della Pace “. Il caso non esiste , a mio modo di vedere.
Vi invio alcune foto che racchiudono un po’ tutta la settimana. Ho incontrato diverse nazionalità che vengono un po’ da tutto il mondo ma anche italiani .
Non tutti se la vedono male  ma buona parte.



Ho messo “su carta” le mie sensazioni, stamattina, dopo aver incontrato un ragazzo che viene dal Gambia .
É un messaggio che ho scritto a chi ha fatto la stessa esperienza con me ma che sono già partiti. Io sono stato l’ultimo a prendere il treno.

M. esce dal ghetto di Borgo Mezzanone. In qualche modo, per il momento, ce l’ha fatta.

È un bravo meccanico. Grazie ai compagni di Foggia trova un lavoro in un’officina, dopo vari altri tentativi di collocarsi .

Il padrone gli dà una casa che condivide con la moglie.

Spera di non mettere mai più piede nel ghetto. Lo spero anch’io.

La moglie lavora in una sala ricevimenti.

Il problema rimane il permesso di soggiorno. Va sempre a Lecce a rinnovarlo. Lo potrà fare anche a Foggia. Glielo rinnovano per un anno perché è ancora con contratto a tempo determinato. Gli spiegano che se otterrà il tempo indeterminato glielo potranno rinnovare per 10 anni.

Dal momento in cui richiede il permesso passano dei mesi e capita che  quando lo andrà a ritirare, restano solo 2 mesi di permesso.

Maledetta Bossi-Fini!!!!!

M. viene dal Gambia, non ricordo da quanto tempo è qui, forse 4 anni. 

Con un misto di stupore e ”invidia” lo vedo ritratto in una foto con 2 miei miti (Mininni e Landini).

Quegli occhi suggeriscono una storia umana fatta di sofferenze inenarrabili .

Mi dice che è partito dal Gambia e passando per Senegal e Mali arriva in Libia, dove, per 8 mesi, viene rinchiuso nei campi di concentramento avallati e finanziati da un’Europa (leggi Italia anche) cieca, indifferente ai diritti universali dell’uomo e mucca da spremere per i trafficanti di esseri umani. Arriva a Lampedusa in un giorno come gli altri per me, telespettatore assuefatto ai servizi dei tg.

M. collaborerà all’organizzazione di uno degli eventi della 2*brigata del lavoro. 

Dovrà trovare il tempo di farlo e penso lo troverà .

Nutre un profondo senso di gratitudine verso chi lo ascolta qui a Foggia.

In un perfetto italiano confessa di essere incasinato, usa proprio questo termine.

Adesso il suo unico pensiero è la mamma malata in un ospedale del Senegal.

Quasi tutto il suo guadagno deve inviarlo settimanalmente per le cure, se non ci riesce la sbattono fuori. 

In tutto questo deve provvedere alle sue vicissitudini. La più banale, oltre ai bisogni primari, è fare il gasolio per la macchina che lo porterà al lavoro .

Nel suo racconto di vita ha una dignità che mi fa letteralmente rabbrividire. 

Sento sulla mia pelle il bisogno di FARE.

Penso al lavoro dei compagni della FLAI di Fg. 

Mi sento ancora più piccolo di quanto l’universo mi abbia concesso la grazia di essere.

Vado via con la consapevolezza che c’è speranza . 

SPES ULTIMA DEA dicevano i latini.

Speranza di poter e voler combattere ogni lotta contro le ingiustizie sociali.

Lotte mai vane. Grazie a tutt* quell*che non si arrendono alle logiche che stanno portando l’umanità alla deriva.

RESISTIAMO SEMPRE!

 

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