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Ciac: "Il governo italiano sottrae alla legge il torturatore Almasri"

Ancora una volta l’ipocrisia di questo Governo è davanti agli occhi di tutti: la narrazione di Giorgia Meloni sul contrasto ai trafficanti è solo una meschina menzogna utile solo a preservare accordi con un sistema riconosciuto come criminale.

Le carceri libiche sono dei veri e propri lager e in cui torture, stupri e omicidi sono all’ordine del giorno. Tutti lo sanno, compreso il governo italiano, che non smette di sostenere questi aguzzini con risorse, strumenti, soldi. Una ulteriore prova di questa connivenza è arrivata nei giorni scorsi dal rilascio di Njeem Osama Elmasry Habish, conosciuto come Almasri, ricercato dalla Corte Penale Internazionale di crimini contro l’umanità e rimandato per scelta dell’esecutivo in Libia, con volo di Stato italiano.

Con questa scelta la Presidente del Consiglio Meloni, il ministro dell’Interno Piantedosi e quello della giustizia Nordio hanno reso ancora più palese la loro politica complice di orrori. Quando i fondi non bastano – miliardi di euro già devoluti alla cosiddetta Guardia Costiera libica – si arriva a liberare e garantire un rientro in prima classe per un uomo accusato di crimini gravissimi. Poco importa se era ricercato dalla Corte penale internazionale, poco importa se l’Italia aveva l’obbligo di seguire le disposizioni della Corte..

E’ per rispetto delle persone ancora rinchiuse nei campi di concentramento libici e dei sopravvissuti che arrivano in Italia – proprio quelli che il governo ostacola in tutti i modi – che, come Ciac, chiediamo le dimissioni immediate di Meloni che parlava di “cacciare i trafficanti di uomini da tutto il globo terracqueo”, del Ministro dell’interno che ha lasciato circolare libero un criminale di guerra e di quello della giustizia che lo ha sottratto alla giustizia internazionale.

Con questi rappresentanti delle istituzioni non c’è sicurezza, ricercati per crimini di guerra vengono lasciati liberi.. Il tutto a scapito della dignità dell’Italia e dei diritti fondamentali delle persone, nel disprezzo delle decisioni del massimo organismo di giustizia internazionale

 

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