Confine Bosnia-Croazia. Aerei Ue a caccia di profughi e ruspe per scacciare le famiglie
Ancora una volta l’agenzia di Bruxelles adopera le sue armi non per soccorrere i profughi e verificare che possano aver diritto alla protezione umanitaria. L’intero arsenale viene dispiegato per una guerra non dichiarata agli esseri umani, pur sapendo a quale trattamento andranno incontro se respinti, in Croazia come in Libia.
Cronaca
Pubblichiamo un articolo uscito nei giorni scorsi su Avvenire a firma del giornalista Nello Scavo. Si tratta di un reportage dalla rotta Balcanica che lascia senza parole, non solo per le condizioni che stanno vivendo le migliaia di migranti che si trovano bloccati in quel territorio alle porte dell'Europa ma, cosa forse ancora peggiore, per lo stanziamento economico, di uomini e di mezzi che l'Europa mette in campo per combattere una guerra contro persone che hanno lasciato tutto per cercare una vita migliore. "Ancora una volta l'Europa adopera le sue armi non per soccorrere i profughi e verificare che possano aver diritto alla protezione, ma per cacciarli come se fossero delinquenti.
Il ronzio dei droni radiocontrollati dalla polizia croata accompagna un bel pezzo di cammino lungo i sentieri sulla frontiera. «Ci catturano sempre, anche di notte al buio», racconta un afghano dolorante, giunto al respingimento numero 54. Quello che non sa è che gli aerei utilizzati dall’Europa per segnalare i migranti ai guardacoste libici adesso vengono impiegati anche su queste frontiere. Dove, si scopre adesso, perfino le «ispezioni indipendenti» per individuare gli abusi della polizia croata sono concordate in anticipo con le autorità.
Come nel Mediterraneo gli equipaggi di Frontex danno la caccia ai migranti sui barconi da riconsegnare agli aguzzini dei campi di prigionia, nei Balcani puntano i teleobiettivi tra costoni, dirupi, foreste fittissime, segnalando poi alle squadre croate sul terreno la posizione dei profughi. La conferma arriva dal tracciato di una nostra vecchia conoscenza. È “Osprey 1”, l’aereo di Frontex tante volte individuato sulla scena di diversi naufragi e che per un po’ aveva volato ordinando alle piattaforme pubbliche che monitorano i voli di oscurarne la rotta. E’ riapparso negli ultimi tempi mentre perlustra l’intero confine tra Croazia e Bosnia, sempre tenendosi all’interno dello spazio aereo Ue. Il tracciato, miglio per miglio, è stato scoperto e reso pubblico da Sergio Scandura, di Radio Radicale. Ancora una volta l’agenzia di Bruxelles adopera le sue armi non per soccorrere i profughi e verificare che possano aver diritto alla protezione umanitaria. L’intero arsenale viene dispiegato per una guerra non dichiarata agli esseri umani, pur sapendo a quale trattamento andranno incontro se respinti, in Croazia come in Libia.
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Il ronzio dei droni radiocontrollati dalla polizia croata accompagna un bel pezzo di cammino lungo i sentieri sulla frontiera. «Ci catturano sempre, anche di notte al buio», racconta un afghano dolorante, giunto al respingimento numero 54. Quello che non sa è che gli aerei utilizzati dall’Europa per segnalare i migranti ai guardacoste libici adesso vengono impiegati anche su queste frontiere. Dove, si scopre adesso, perfino le «ispezioni indipendenti» per individuare gli abusi della polizia croata sono concordate in anticipo con le autorità.
Come nel Mediterraneo gli equipaggi di Frontex danno la caccia ai migranti sui barconi da riconsegnare agli aguzzini dei campi di prigionia, nei Balcani puntano i teleobiettivi tra costoni, dirupi, foreste fittissime, segnalando poi alle squadre croate sul terreno la posizione dei profughi. La conferma arriva dal tracciato di una nostra vecchia conoscenza. È “Osprey 1”, l’aereo di Frontex tante volte individuato sulla scena di diversi naufragi e che per un po’ aveva volato ordinando alle piattaforme pubbliche che monitorano i voli di oscurarne la rotta. E’ riapparso negli ultimi tempi mentre perlustra l’intero confine tra Croazia e Bosnia, sempre tenendosi all’interno dello spazio aereo Ue. Il tracciato, miglio per miglio, è stato scoperto e reso pubblico da Sergio Scandura, di Radio Radicale. Ancora una volta l’agenzia di Bruxelles adopera le sue armi non per soccorrere i profughi e verificare che possano aver diritto alla protezione umanitaria. L’intero arsenale viene dispiegato per una guerra non dichiarata agli esseri umani, pur sapendo a quale trattamento andranno incontro se respinti, in Croazia come in Libia.
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