CRISI IN AFGHANISTAN, IL FALLIMENTO DELLE POLITICHE EUROPEE
approfondimenti
CRISI IN AFGHANISTAN, lL FALLIMENTO DELLE POLITICHE EUROPEE
di Michele Rossi
Pubblichiamo un articolo scritto dal direttore di Ciac Michele Rossi per la rivista DROMO- Rivista per un terzo pensiero. Clicca sul link sotto per leggere l'intero articolo!
L’attuale drammatica situazione dell’Afghanistan pone l’Europa e l’Italia a fronte di scelte cruciali, e da come verrà affrontata oggi tale complessità (ed anche e forse soprattutto se verrà realmente affrontata) dipendono il futuro del diritto d’asilo e del diritto all’accoglienza. E con essi, le fondamenta etiche, politiche e sociali del consorzio europeo.
L’impegno di Ciac sul tema Afghanistan è così consistito, nell’ambito della provincia di Parma dove opera come ente di tutela, in una attivazione straordinaria su più aspetti. In primis, e nei pochi giorni antecedenti il termine del 31 agosto, ossia prima che finissero i voli, nel raccogliere i nominativi delle persone in pericolo all’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri e facilitarne, se possibile, l’evacuazione. Sono state segnalate dalla provincia di Parma più di 300 persone, parenti, familiari dei rifugiati afghani presenti sul nostro territorio. Questo intervento, urgente e complesso, considerando l’angoscia dei molti rifugiati afghani per i propri parenti e familiari in pericolo non è stato chiaramente un mero servizio burocratico: si è svolto fianco a fianco con la comunità afghana, in un clima emotivo dove speranza e disperazione si alternavano sulle notizie – sempre più drammatiche – provenienti dai parenti stessi via telefono o social, bloccati all’aeroporto o dai nascondigli dove alcuni avevano cercato possibile salvezza o riparo, un flusso di notizie ha scandito l’evolversi della crisi. Molti rifugiati giunti a Parma negli scorsi anni hanno garantito nei giorni e nelle settimane dedicato a queste operazioni, un contributo fondamentale, supportando operatori e mediatori Ciac affinché questa operazione avvenisse con grande cura di tutti gli aspetti, anche emotivi e psicologici, ad esso connessi: dalla percezione della propria impotenza verso i propri cari, dal senso di colpa (dei sopravvissuti) che necessariamente si manifesta in queste occasioni, alla attesa di notizie dai propri congiunti. Particolarmente drammatica la condizione di chi aveva effettuato tutto l’iter del ricongiungimento familiare (magari da molto tempo), ed attendeva i visti, una attesa che il rapido volgere degli eventi ha rivelato vana.
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L’attuale drammatica situazione dell’Afghanistan pone l’Europa e l’Italia a fronte di scelte cruciali, e da come verrà affrontata oggi tale complessità (ed anche e forse soprattutto se verrà realmente affrontata) dipendono il futuro del diritto d’asilo e del diritto all’accoglienza. E con essi, le fondamenta etiche, politiche e sociali del consorzio europeo.
La tutela della popolazione afghana non può essere circoscritta alle sole poche migliaia di persone che sono giunte in Europa con le concitate e drammatiche operazioni di evacuazione degli ultimi giorni, i voli sono ora terminati. Le testimonianze dei rastrellamenti porta a porta a Kabul o delle violenze ai check point delle milizie taliban testimoniano una massiva persecuzione verso chi, per ragioni politiche, culturali, di genere, è considerato nemico ed è tragicamente impotente davanti alla violenza senza possibile tutela e senza diritti.
L’impegno di Ciac sul tema Afghanistan è così consistito, nell’ambito della provincia di Parma dove opera come ente di tutela, in una attivazione straordinaria su più aspetti. In primis, e nei pochi giorni antecedenti il termine del 31 agosto, ossia prima che finissero i voli, nel raccogliere i nominativi delle persone in pericolo all’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri e facilitarne, se possibile, l’evacuazione. Sono state segnalate dalla provincia di Parma più di 300 persone, parenti, familiari dei rifugiati afghani presenti sul nostro territorio. Questo intervento, urgente e complesso, considerando l’angoscia dei molti rifugiati afghani per i propri parenti e familiari in pericolo non è stato chiaramente un mero servizio burocratico: si è svolto fianco a fianco con la comunità afghana, in un clima emotivo dove speranza e disperazione si alternavano sulle notizie – sempre più drammatiche – provenienti dai parenti stessi via telefono o social, bloccati all’aeroporto o dai nascondigli dove alcuni avevano cercato possibile salvezza o riparo, un flusso di notizie ha scandito l’evolversi della crisi. Molti rifugiati giunti a Parma negli scorsi anni hanno garantito nei giorni e nelle settimane dedicato a queste operazioni, un contributo fondamentale, supportando operatori e mediatori Ciac affinché questa operazione avvenisse con grande cura di tutti gli aspetti, anche emotivi e psicologici, ad esso connessi: dalla percezione della propria impotenza verso i propri cari, dal senso di colpa (dei sopravvissuti) che necessariamente si manifesta in queste occasioni, alla attesa di notizie dai propri congiunti. Particolarmente drammatica la condizione di chi aveva effettuato tutto l’iter del ricongiungimento familiare (magari da molto tempo), ed attendeva i visti, una attesa che il rapido volgere degli eventi ha rivelato vana.
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