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Emergenza casa a Parma: sempre più persone in strada. Ciac: “Servono soluzioni, ognuno faccia la sua parte”

Chiediamo alle istituzioni di dare risposte concrete di sollievo immediato e di programmare insieme soluzioni più di medio-lungo termine. Ma chiediamo anche ai privati, alle famiglie, agli enti religiosi e laici di mettere a disposizione posti letto e soluzioni abitative anche collettive.

Comunicati stampa

Il numero di persone senza alcuna sistemazione alloggiativa dignitosa e sicura, e – cosa non secondaria viste le temperature di questi giorni – adeguatamente riscaldata sta aumentando di giorno in giorno. Le ragioni sono diverse, così come i profili delle persone che si trovano a subire questa grave violazione del diritto fondamentale alla casa: c’è chi è italiano e chi è privo della cittadinanza, chi viene da lunghe esperienze di grave marginalità e chi si trova per la prima volta a vivere in questa condizione, chi ha problematiche anche gravi di salute (pregresse o causate proprio dalla vita di strada), chi ha un permesso di soggiorno solido e chi è irregolare, c’è persino chi un lavoro e un reddito ce l’ha ma non riesce a trovare nessuno che gli affitti una stanza o un appartamento.

A questi si aggiungono le tantissime persone che vivono in situazioni abitative estremamente precarie: ospitati da amici e/o connazionali in appartamenti sovraffollati, a volte a titolo gratuito, a volte dovendo corrispondere cifre anche molto elevate pur di non finire all’addiaccio; altri che non riescono ad avere un regolare contratto di affitto perché il proprietario “preferisce” percepire molti più  soldi non tassati, in nero, senza considerare non solo la violazione della legge ma anche le gravi ripercussioni che questo ha sull’ottenimento o il mantenimento dei documenti per chi è straniero.

Il Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione Internazionale (CIAC) ha un osservatorio certamente parziale su queste situazioni, ma sufficiente per lanciare l’allarme su queste tematiche. Tanti altri soggetti – istituzionali e non – vedono e intervengono, nei limiti delle loro risorse e della loro volontà. Ma noi possiamo dire che dai nostri sportelli capillarmente diffusi nella provincia, dall’attività della nostra unità di strada, dai dati dei nostri servizi più di bassa soglia (come lo step in) e soprattutto dalla lista d’attesa provinciale unificata attraverso cui raccogliamo e condividiamo pubblicamente le richieste di accoglienza dei cittadini stranieri (in particolare richiedenti asilo e titolari di protezione) la situazione è così grave da richiedere un nuovo slancio e una nuova responsabilità da parte di tutti gli attori in campo.

Senza voler evocare in nessun modo una “guerra tra poveri” su chi ha più diritto e urgenza di veder risolta la propria situazione, segnaliamo che a metà dicembre la lista d’attesa unificata conta 94 persone con necessità di accoglienza. Di queste: 5 hanno problematiche sanitarie gravi, altri 11 con problematiche sanitarie più leggere, 4 hanno condizioni di disagio mentale. I richiedenti asilo sono 46, 21 dei quali senza fissa dimora e 18 in accoglienza informale (che significa ospitati provvisoriamente da connazionali, in qualche caso da italiani ma senza possibilità di stabilire la residenza o di essere accolti in modo formale e permanente). Le prime segnalazioni risalgono a fine 2022/inizio 2023. Persone che continuano a essere sul territorio di Parma o a fare avanti indietro tra la nostra città, località della provincia o altre città (tra cui Piacenza, Milano, Bologna), in permanente ricerca di una sistemazione. Riportiamo innanzitutto questo dato perché sono persone che hanno un pieno diritto a essere accolte secondo precisi standard e che invece da anni, nel caso in cui la loro domanda di asilo venga fatta da territorio e non in seguito a uno sbarco via mare, non riescono per via ordinaria ad accedere a un posto in un Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) prefettizio.

Nella stessa lista di attesa troviamo anche 30 titolari di protezione internazionale: persone quindi che lo Stato ha ritenuto di riconoscere come vittime di gravi persecuzioni e per questo meritevoli della più alta forma di protezione e che tuttavia si sono visti in molti casi estromessi dall’accoglienza in CAS proprio in corrispondenza del riconoscimento dell’asilo, senza che fosse contestualmente possibile un loro trasferimento in un posto del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) come sarebbe di loro diritto.

CIAC sta agendo come ente di tutela per richiamare le autorità competenti – Prefettura in primis – a garantire i diritti di cui queste persone sono titolari e a favorire un più stretto e collaborativo coordinamento territoriale per condividere risorse e strategie quanto meno per mitigare queste gravi violazioni e trovare soluzioni concertate. CIAC sta anche provando con mezzi propri a dare risposte concrete, ospitando nella propria casa di comunità Wonderful World qualcuna di queste persone in gravi condizioni di necessità (dal 2020 circa un centinaio hanno potuto soggiornare nella casa, con garantiti tutti i servizi di accoglienza e integrazione).

Nel frattempo, però il freddo non dà tregua e si rendono necessari e urgenti interventi estesi e tempestivi, fossero anche di carattere temporaneo.

Solo a titolo esemplificativo, la struttura comunale di via Buffolara per l’Emergenza Freddo, inaugurata il 13 dicembre, conta 22 posti: ne servirebbero due interi solo per dare ospitalità ai richiedenti asilo che - lo ricordiamo – hanno diritto a un’accoglienza istituzionale che dovrebbe essere garantita dalla Prefettura. Per azzerare la lista d’attesa bisognerebbe aprirne 5, di strutture equivalenti. E nel frattempo resterebbero ovviamente in strada tutti gli altri senza fissa dimora con altre condizioni giuridiche, compresi i cittadini italiani.

Grida vendetta che, solamente a Parma città, sono stimati oltre 14mila appartamenti sfitti. È il momento di non voltarsi dall’altra parte e fare ciascuno ciò che è nelle proprie facoltà e nel proprio ruolo. Chiediamo alle istituzioni di dare risposte concrete di sollievo immediato e di programmare insieme soluzioni più di medio-lungo termine. Ma chiediamo anche ai privati, alle famiglie, agli enti religiosi e laici di mettere a disposizione posti letto e soluzioni abitative anche collettive.

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