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Equità, tutela, comunità - Bilancio sociale 2022

Per raccontare quanto fatto nel 2022 abbiamo deciso di raccogliere tutti i dati e le attività svolte in un report sintetico che racconti il nostro lavoro nel modo migliore. 

approfondimenti


Bilancio sociale 2022
EQUITA', TUTELA, COMUNITA'

Rifugiati e comunità: la tutela emancipante

di Michele Rossi (direttore di Ciac)

Al fine di una approfondita lettura del bilancio sociale 2022 del Ciac appare fondamentale in premessa individuare alcuni elementi di scenario complessivo, per collocarvi le scelte politiche, organizzative e operative dell’associazione e rappresentarne il valore sia in termini dei risultati concreti ottenuti nel corso dell’anno sia in termini di prospettive di innovazione e trasformazione. Alcune scelte infatti conferiscono una precisa identità sia politica che di servizio e vanno pertanto considerate nell’ambito degli eventi accaduti nel corso dell’anno e di alcune tendenze che nel corso dell’anno si sono annunciate per consolidarsi poi nel 2023. 

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Nella prima parte dell’anno, segnatamente dalla fine di febbraio sino ai primi mesi autunnali, assistiamo al più grande afflusso di profughi in Italia di sempre: quasi 180mila persone in fuga dall’Ucraina in guerra arrivano in Italia in cerca di rifugio e sicurezza. Una ennesima e reale emergenza che per numeri e bisogni sfida e disarticola, facendone esplodere le contraddizioni che Ciac denuncia da anni, il sistema di accoglienza nazionale: assenza di ricettività, assenza di programmazione, mancato coinvolgimento degli enti locali. A fronte di questa realtà, Ciac ha scelto una forma virtuosa di auto-organizzazione, capace in poco tempo di raddoppiare la capienza complessiva dei posti di accoglienza, di dialogare con le comunità locali, valorizzarne disponibilità e fornendo supporto affinché la solidarietà di traducesse in partiche solidali. I numeri del 2022 sono incomprensibili senza considerare questa postura dell’associazione, capace di assumersi responsabilità diretta insieme agli storici partner locali e nazionali, ma anche di porsi con nuove figure e nuovi metodi, a riferimento per l’intera comunità locale.

Un tale evento infatti – in contrasto con le tendenze degli ultimi anni – ha mosso una profonda dinamica di solidarietà sociale nel paese e in cui la società si è potuta sperimentare in qualcosa di inedito: nessun processo di irregolarizzazione in entrata (gli ucraini, grazie all’attivazione della direttiva europea 55/2001, permangono regolari all’ingresso e possono godere di una protezione temporanea di 12 mesi), nessun processo di emersione attraverso la domanda di protezione internazionale, ed invece una piena legittimazione nei servizi pubblici, la garanzia ed anzi l’incentivo alla libertà di movimento per raggiungere familiari o conoscenti, un terzo sistema di accoglienza affidato alla protezione civile ma che assume il modello dell’accoglienza diffusa e istituzionalizza l’accoglienza in famiglia.

In poche parole il paese ha sperimentato una possibile gestione di un flusso straordinario di rifugiati, senza ricorrere agli obsoleti e disciplinanti strumenti previsti della legge Bossi/Fini e senza piegarlo nelle croniche disfunzioni del sistema di accoglienza bipartito CAS/Sai. Il paese intero ha fatto esperienza di una dinamica in cui la legittimazione legale “sin da subito” e senza condizioni, si è sposata con (ed ha nutrito) la legittimazione sociale e la mobilitazione solidaristica spontanea delle comunità. Nel complesso una esperienza che dimostra, dati e numeri alla mano, come le politiche sull’immigrazione, ben lungi dall’essere dettate dall’emergenza sono il frutto di precise volontà politiche. Nel caso specifico si è dimostrato anche come le politiche precedenti fossero informate da consistenti elementi di razzismo e discriminazione strutturale. Ciò che è stato possibile per gli Ucraini è stato negato ad altri che, pur provenendo da contesti di guerra e persecuzione, non hanno potuto godere della garanzia degli stessi diritti.

Il 2022 è stato per Ciac, e i numeri e le azioni lo dimostrano, un anno fervente di promozione del dibattito culturale e politico, della denuncia ma anche della proposta di modelli che sapessero superare i caratteri razzisti e discriminatori delle politiche nazionali e delle scelte istituzionali volte a realizzare “doppi binari” e sistemi paralleli sulla base della provenienza geografica o della nazionalità. Tale impegno caratterizza tutte le attività sociali del 2022 e porta ad enfatizzare come le attività sociali volte alla promozione dei diritti si siano con sempre maggiore determinazione e consapevolezza, saldate con l’impegno per l’equità, e il contrasto alle forme palesi e occulte del razzismo istituzionale: assemblee pubbliche, incontri, presentazioni di libri, pubblicazioni di articoli scientifici e divulgativi testimoniano questa particolare caratterizzazione.

Il fatto che tale elaborazione si sia sviluppata ed intrecciata alla presenza operativa sul campo - nel mentre si realizzavano le azioni materiali di accoglienza, tutela, integrazione - la rende particolarmente significativa ed autorevole.
Di segno completamente opposto l’altro fattore caratterizzante il 2022 che è relativo al cambio di clima politico  che porterà dalla crisi di governo della primavera alla salita al governo di forze sovraniste e xenofobe, fortemente orientate sin dalla campagna elettorale a indebolire diritto di asilo e di accoglienza. L’effetto sui territori è immediato e sin dalla tarda primavera si assiste a forme aggravate e sempre più rigide di ostacolo e negazione procedurale dell’accesso alla protezione internazionale che all’accoglienza per chi cerca asilo e in particolare per coloro che arrivano in Italia seguendo la rotta Balcanica da paesi come Afghanistan, Pakistan, Bangladesh. Per loro, in modo molto dissimile dagli ucraini, diviene presto nei fatti impossibile regolarizzarsi, il diritto non è più esigibile: le domande di asilo non sono ricevute o ritardate a tempi indefiniti. I richiedenti asilo della rotta balcanica permangono mesi e mesi irregolari sul territorio e questa irregolarità impedisce l’accesso alla sanità, alla accoglienza istituzionale, persino ai servizi di “bassa soglia”. La loro irregolarità, anche in questo caso in modo antipodico a quanto succede per i profughi ucraini, li espone ben oltre alla marginalità, alla ricattabilità delle sempre più ampie e invasive zone grigie del lavoro nero e dello sfruttamento lavorativo, alloggiativo, debitorio. Si evidenzia con sempre maggiore forza un sistema espulsivo e violento che agli antipodi della dinamica tra legittimazione legale e legittimazione sociale osservata per i profughi di origine europea, fa invece retroagire assenza di tutele, indifferenza sociale e ricattabilità per i rifugiati di ogni altra provenienza.
In questa direzione la scelta di Ciac è stata di investire su servizi e azioni di prossimità per contrastare marginalità, ricattabilità ma anche indifferenza: si sviluppa l’Unità Mobile, la promozione della salute (che nei primi mesi del 2023 diventerà un nuovo servizio, lo “step in”) e rafforza competenze e risorse per la tutela legale, anche attraverso il riconoscimento e la promozione di un protagonismo dei migranti che avrà esito in una inedita azione legale di 12 persone contro le autorità istituzionali Questura e Prefettura e che vedrà sul finire d’anno ragione e giustizia dalla magistratura. 

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Tale azione legale, promossa e sostenuta da Ciac ma nata dalla protesta silenziosa di un gruppo di richiedenti asilo sui marciapiedi della città, segna a livello giurisprudenziale una prima assoluta, tanto da essere oggetto di approfondimento sulla stampa nazionale di firme autorevoli come, su tutti,  il sen. Manconi. 

Tale percorso dimostra però soprattutto la rinnovata capacità di Ciac di presidiare con competenza professionale non disgiunta dall’attenzione relazionale, anche i luoghi della marginalità, contribuendo a farne luoghi di rivendicazione e protagonismo.

Dovendo scegliere solo due istantanee che fissino nella memoria collettiva dell’associazione tutto il 2022, sono da ritenersi particolarmente significative le immagini delle cene sul marciapiede davanti alla sede di via Cavestro, a terra, condivise da operatori e richiedenti asilo che protestavano in attesa di un appuntamento in Questura o l’apertura notturna degli uffici per offrire a decine di persone riparo dalla pioggia e, al tempo, il centralino telefonico che organizza i contatti per l’ospitalità di famiglie, singoli e gruppi per i profughi ucraini e che associa – nel silenzio e nell’immobilità delle istituzioni locali– bisogni e risorse affinché tutte o la maggior parte delle persone avessero un tetto e servizi per affrontare i traumi dell’esilio e della guerra.

Il 2022 costituisce un anno assolutamente cruciale nella storia del diritto di asilo in Italia e mostra una forte frammentazione dei sistemi di accoglienza ed un complessivo indebolimento delle tutele e dei diritti. 

L’anno 2022 mostra rispetto al diritto dei migranti, contraddizioni aperte, lacerazioni dilemmatiche e una pericolosissima involuzione. A fronte di questo ritengo che l’attività complessiva dell’associazione, per qualità e capacità di raggiungere numeri sempre più alti abbia raggiunto una vetta difficilmente superabile. Il modello organizzativo scelto ha mostrato davvero tutto il suo potenziale, ma anche è emersa forte, se non fortissima - quale dimensione capace di tenere insieme le vicende così antipodiche e potenzialmente disorientanti dei rifugiati ucraini e dei rifugiati della rotta balcanica – la volontà di centrare il lavoro di tutela su una relazione emancipante, che coinvolge rifugiati e comunità e che legittima e rafforza la capacità di Ciac di farsi portatore di istanze e vertenze politiche.

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