"Il diritto d'asilo non è solo sotto attacco: rischia proprio di scomparire. Sono oltre 130 milioni le persone in fuga da guerre e persecuzioni in tutto il mondo, parliamo di una ogni 67 in vita: è un'emergenza che ci riguarda tutti”. Presso la sala conferenze della Casa Madre dei Saveriani di Parma, si è tenuta la presentazione, organizzata da Ciac, del report "Il diritto d’asilo. Popoli in cammino… senza diritto d’asilo”, edito dalla Fondazione Migrantes.
L’evento è stato aperto da Nicola Colasuonno padre Saveriano e direttore Ufficio Pastorale dei Migranti di Parma e ha visto la partecipazione delle curatrici del volume Chiara Marchetti di Ciac e Maria Cristina Molfetta della Fondazione Migrantes, insieme all’avvocato Livio Neri dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione. Nel suo intervento Maria Cristina Molfetta ha sottolineato come l’incremento dei conflitti e delle vittime civili, insieme alle spese per le armi, le disuguaglianze e gli eventi climatici estremi, non possono che peggiorare le condizioni di interi paesi e dei loro abitanti e mal ci conciliano con le politiche di esclusione ed esternalizzazione dei confini che rendono quasi impossibile raggiungere il continente europeo e trovare protezione.
“Mentre la spesa militare globale ha raggiunto nel 2023 l’apice di 2.443 miliardi di dollari, corrispondente al 2,3% del PIL globale del mondo, e per molti governanti non sarebbe ancora abbastanza, a livello di Unione la spesa complessiva per gli aiuti allo sviluppo umano e alla cooperazione si è fermata a 223,7 miliardi di euro, solo lo 0,37% del PIL globale del mondo. L'Italia è ferma allo 0,27%, nel quale sono ricompresi i costi per l’esternalizzazione e per il primo anno di accoglienza delle persone che fanno domanda d’asilo. Una vergogna, oltre che un paradosso”, ha affermato Molfetta.
I dati riportati nel report sono inquietanti: più della metà delle persone in fuga rimangono sfollate all’interno dei propri Paesi, mentre una minoranza tenta di varcare confini per trovare protezione, spesso nei Paesi confinanti, tanto che il 75% è accolto in paesi a basso reddito, e di conseguenza solo 1/4 arriva nelle parti del mondo più ricche. E su 45 paesi coinvolti in guerre e conflitti, 42 hanno avuto anche eventi climatici esterni.
Chiara Marchetti ha proseguito addentrandosi maggiormente sulla situazione in Europa e in Italia. “Se tra il 2014 e il 2024 si stima che 68.000 migranti e richiedenti asilo abbiano perso la vita lungo le rotte migratorie in cerca di salvezza, quasi la metà (30.400) sono scomparsi nel solo Mediterraneo che si conferma la rotta più mortale. Le vie legali di ingresso praticamente sono inesistenti, nonostante qualche esperienza pilota che riguarda però poche migliaia di persone. E quando finalmente i pochi fortunati arrivano? Il calvario non è finito”, prosegue Marchetti. Meno della metà, infatti, di chi chiede protezione ottiene una risposta positiva in prima istanza e lo stesso sistema di accoglienza è sempre più frammentato e smantellato alle sue basi. Anche se dal punto di vista dei numeri non c’è nessuna emergenza: In Italia ci sono complessivamente 414.000 persone richiedenti asilo o titolari di una qualche forma di protezione (tra questi 166.000 ucraini), pari allo 0,7% di tutta la popolazione italiana e lo 0,3% di tutte le persone in fuga nel mondo.
L’avvocato Livio Neri ha denunciato le recenti modifiche legislative italiane, entrando nel merito della scelta del governo di aprire i centri in Albania. “Certamente il tema dell’inefficacia di questi centri e dei loro costi non sono gli unici argomenti contro la loro esistenza e la firma del protocollo, ma può far riflettere sapere che l’Italia spenderà per il loro mantenimento 120 milioni di euro l'anno, per un totale di 600 milioni fino al 2028. La stessa cifra di 120 milioni che in questi giorni l'Unione Europea ha dichiarato di voler sostenere per la ricostruzione di Gaza. Queste cifre ci parlano sia dello scarso investimento nella ricostruzione, ma anche della spropositata e inutile, oltreché dannosa, spesa per i centri in Albania,” ha concluso.