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"In fuga dall'Ucraina" - Due mesi a fianco di chi fugge dalla guerra

Quasi cento posti nuovi nell’accoglienza, 78 persone già accolte, oltre 80 famiglie che hanno dato disponibilità a prendere in casa un profugo, 47 appartamenti messi a disposizione, oltre 1500 contatti attraverso vari canali, 2000 ore di lavoro degli operatori... SCARICA IL REPORT

Comunicati stampa

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Cento posti nuovi di accoglienza, 78 persone già accolte, oltre 80 famiglie che hanno dato disponibilità a prendere in casa un profugo, 47 appartamenti messi a disposizione, oltre 1500 contatti attraverso vari canali, più di 2000 ore di lavoro degli operatori, oltre 100 colloqui di tutela a cui si aggiungono 142 di prossimità abitativa, 15 laboratori linguistici attivati, oltre 13mila euro di donazioni raccolte. Tutto prendendo in considerazione solamente marzo e aprile 2022.

Sono solo alcuni dei dati contenuti in un report che fotografa il lavoro di Ciac (Centro immigrazione asilo e cooperazione) riguardo alla cosiddetta “emergenza ucraina”. Si parte dalle risposte innovative per affrontare l’emergenza, alla riorganizzazione dei servizi all’attivazione della comunità, senza dimenticare il fondamentale coordinamento delle diverse realtà presenti sul territorio e l’advocacy a livello locale, regionale e nazionale. L’impegno dell’ente di tutela è stato guidato da due obiettivi: l’equità di trattamento per tutti i cittadini migranti in arrivo sul nostro territorio, che siano ucraini o di altre nazionalità e la creazione di una rete territoriale insieme al coordinamento “Civiltà dell’Accoglienza” che include diverse realtà di Parma e provincia.

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Per capire meglio il lavoro di Ciac in questi mesi bisogna partire da una premessa. Quella in arrivo dall’Ucraina è una migrazione molto diversa rispetto a quelle degli anni scorsi, non solo nei numeri. Stiamo parlando principalmente giovani donne e minori, segnate – oltreché dal trauma del conflitto - dal distacco forzato dai nuclei familiari e gravate della responsabilità di familiari anziani, non infrequentemente con problematiche sanitarie. Anche la modalità migratoria è stata peculiare: molti nuclei in fuga dalla guerra si sono rivolti a connazionali presenti in Italia, facendone riferimento per un supporto in emergenza sia da un punto di vista alloggiativo che economico e relazionale. 

In questo contesto complesso Ciac ha messo in campo soluzioni diverse che, in prima istanza, hanno permesso di garantire ad un numero di profughi più alto possibile l’accesso alle informazioni basilari per la tutela giuridica, l’iscrizione sanitaria e le vaccinazioni necessarie all’inserimento scolastico dei minori. In pochi giorni è stato creato un sito in continuo aggiornamento per dare informazioni puntuali alle persone appena arrivate, con oltre 5.500 visite uniche in poche settimane.

Allo stesso tempo sono state potenziate le attività di sportello socio-giuridico su tutti i comuni della provincia, basti dire che sono stati effettuati oltre 1600 contatti e più di 430 prese in carico. Negli stessi giorni sono aumentate la possibilità di accoglienza: allestendo in tempi molto rapidi nuovi posti, garantendo servizi nuovi per la tutela sociale, sanitaria e psicologica delle persone in arrivo, oltre all’immediata attivazione di corsi di italiano e ricerca di lavoro.

Decisivo è stato l’apporto della comunità: sin dall’inizio del conflitto i parmigiani si sono mobilitati per assistere le persone in arrivo. Da marzo e aprile sono arrivate oltre 46 disponibilità di appartamenti, mentre sono state 83 le famiglie che hanno dato disponibilità ad accogliere. Nello stesso periodo sono state raccolte oltre 13mila euro in donazioni (altre ne stanno arrivando), mentre sono 8 i nuovi volontari attivi nei corsi di italiano.

Il report contiene tante altre informazioni e analisi, fondamentali per capire lo sforzo di Ciac per gestire l’emergenza ponendosi l’obiettivo di garantire equità di trattamento a tutti i cittadini migranti, ucraini o di altra nazionalità, tentando di dare risposte trasparenti e certe ai profughi, prevenendo situazioni di discriminazione, prevedendo un accesso a servizi e opportunità, equo e basato su standard di qualità accertati e tipici del sistema ordinario.


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