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La cittadinanza non è un premio, né un merito. È un diritto. E’ ora di mobilitarsi per il si al referendum dell’8 e 9 giugno

CIAC sostiene con forza il SÌ al referendum per ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale richiesto ai cittadini extracomunitari maggiorenni per avviare la richiesta di cittadinanza italiana.

Sono nati in Italia, si sentono a casa in Italia, parlano solo italiano, il loro futuro è in Italia e, eppure, formalmente, non sono italiani. Hanno solamente un permesso di soggiorno da rinnovare con infinite file in questura, mesi (se non anni) trascorsi in attesa di un documento che, nella migliore delle ipotesi, avrà una validità di appena un anno. E’ la profonda ingiustizia che oltre due milioni di persone di origine straniera vivono oggi in Italia perché non possono accedere alla cittadinanza: un documento che non deve essere considerato come un premio, ma è un diritto.

Per questo, CIAC sostiene con forza il al referendum per ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale richiesto ai cittadini extracomunitari maggiorenni per avviare la richiesta di cittadinanza italiana. Il voto si terrà l'8 e il 9 giugno 2025, e sarà fondamentale che si rechino alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto per superare il quorum. Per CIAC, è un primo passo nella giusta direzione, ma non sufficiente: serve un percorso più ampio per superare una legge ingiusta che non fa altro che alimentare il razzismo dilagante.

"Parlare di cittadinanza" – afferma l'ente di tutela dei cittadini migranti – "significa affrontare temi come precarietà, sfruttamento e subalternità. Sappiamo bene, con il nostro lavoro negli sportelli legali, quanto sia complesso e difficile ottenere la cittadinanza: i migranti, spesso impiegati in lavori precari che non soddisfano i requisiti di reddito richiesti; le condizioni abitative, spesso non adeguate per ospitare famiglie numerose, possono compromettere il conteggio degli anni di residenza stabile necessari per presentare la domanda. Allo stesso tempo, quando si riesce a presentare la richiesta, i tempi di attesa sono lunghissimi, con continui rimandi e difficoltà burocratiche."

Adesso, più che mai, è necessario agire: invitiamo tutti a diffondere i materiali della campagna referendaria, scendere in piazza, parlare nei luoghi pubblici, organizzare eventi informativi e riportare il dibattito sulla cittadinanza al centro della discussione politica.

Questa politica non è stata in grado, in tanti anni, di modificare una legge profondamente sbagliata e probabilmente non lo farà mai. Per questo è fondamentale che il cambiamento nasca dal basso, dall'esigenza di riconoscere diritti e dare visibilità alle persone che vivono, crescono e lavorano in un Paese che ancora non le riconosce come parte integrante della società.

Per tutti questi motivi chiediamo a tutte e tutti di andare a votare e votare SÌ, anche per chi ancora non è riconosciuto come cittadino o cittadina de iure. Il cambiamento dipende da tutti noi.



 

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