LE FRONTIERE UCCIDONO - Costruire la pace attraverso rotte migratorie legali e sicure - VIDEO
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Le frontiere uccidono. È la dura verità testimoniata ogni giorno da chi invece riesce a sopravvivere, ma pagando un alto prezzo e correndo rischi indescrivibili. Testimoni di una guerra quotidiana che disegna una geografia delle diseguaglianze e della violenza che colpisce chi cerca di fuggire da persecuzioni, conflitti e violazioni dei diritti. Unione Europea e Italia, così come gran parte dei paesi del nord globale, pur avendo sottoscritto convenzioni e normative volte a tutelare il diritto d’asilo, continuano a moltiplicare le forme di contrasto alla migrazione, promuovendo un costoso approccio proibizionista che coinvolge un numero crescente di attori pubblici e privati anche di paesi terzi.
Nel frattempo, a livello globale si conferma di anno in anno l’aumento dei migranti forzati (89,3 milioni nel 2021, secondo i dati dell’Unhcr, prima della crisi ucraina del 2022) e la sproporzione nell’accoglienza da parte dei paesi del sud del mondo (83% in paesi di basso reddito). Mentre le vie di accesso legale, persino per i rifugiati più vulnerabili, continuano a essere un miraggio: solo 57.500 le persone che hanno beneficiato del programma di reinsediamento in tutto il 2021.
In questo scenario il convegno "LE FRONTIERE UCCIDONO", organizzato da Ciac si proponeva di approfondire l’attuale “guerra alle migrazioni” che si consuma nelle diverse rotte migratorie, non solo ripercorrendo - attraverso l’intervento di ricercatori e giornalisti - specifici contesti territoriali che rappresentano tragici “casi studio” di queste politiche (i Balcani, il Sahel, il Mediterraneo), ma anche ricostruendo in senso più ampio l’approccio che sta alla base dei singoli dispositivi e interventi di controllo e contrasto. Il convegno però non si vuole fermare alla dimensione della cronaca e della denuncia. I promotori vogliono portare alla discussione pubblica anche la possibilità di “aprire nuove strade” per facilitare l’accesso sicuro e legale dei migranti al territorio europeo: da questo punto di vista le esperienze già in atto (reinsediamento, corridoi umanitari, universitari e di studio, sponsorship) illuminano vie percorribili, ma a oggi ancora assolutamente minoritarie e parziali, oltre che in qualche misura ambivalenti, per esempio rispetto il ruolo dei soggetti privati o l’effettiva efficacia dei meccanismi di selezione nei paesi di origine e di primo asilo.
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Il convegno si inserisce nel quadro del primo Festival della Pace di Parma, aperto ad operatori del settore, studenti e cittadinanza tutta, con l’auspicio di alimentare un dibattito sempre più urgente e necessario per diventare consapevoli “costruttori di pace” a fianco dei testimoni diretti della violenza delle frontiere (durante la giornata saranno proiettate brevi video interviste a rifugiati).
LA REGISTRAZIONE DEL CONVEGNO AL MATTINO
LA REGISTRAZIONE DEL CONVEGNO AL POMERIGGIO
Interventi di: Marco Deriu (Unipr), Emilio Rossi (Ciac/Casa della Pace), Mariacristina Molfetta (Fondazione Migrantes), Oiza Q. Obasuyi (Cild), Luca Ciabarri (Unimi/Escapes), Duccio Facchini (Altreconomia), Giacomo Zandonini (Fada Collective), Valentina Brinis (Open Arms), Michela Semprebon (Unipr), Adele Del Guercio (Unior), Maurizio Ambrosini (Unimi), Luca Galli (Unimib), Andrea Pecoraro (Unhcr Italia), Syed Hasnain (UNIRE), Elena Rozzi (Intersos), Chiara Marchetti (Ciac). Con i saluti istituzionali di Paolo Andrei (Rettore Unipr), Michele Guerra (sindaco di Parma), Daria Jacopozzi (assessora alla pace di Parma).
Organizzazione e coordinamento scientifico: Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione internazionale (CIAC)
Promotori: Casa della Pace, Università degli studi di Parma, Gruppo Rifugiati dell’Università di Parma (GRUP), Corso di laurea magistrale in Giornalismo, cultura editoriale, comunicazione ambientale e multimediale, Escapes. Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate, Civiltà dell’accoglienza.