Patriarcato e propaganda: il Governo usa i migranti come capro espiatorio
Interventi
Il Governo e i suoi esponenti ci hanno abituato alla loro greve retorica sulla criminalizzazione dei migranti. Da sempre. Nei giorni scorsi il Ministro Valditara ha varcato una soglia ulteriore affermando che il problema della violenza sulle donne “discende in qualche modo” (senza specificare come) dall’immigrazione illegale. Diversamente, sempre nelle parole del Ministro, la lotta al patriarcato, che i movimenti femministi e non solo indicano come necessaria per ovvie ragioni, sarebbe una “ideologia”. Subito si sono affrettati a sostenere queste vergognose tesi sia la premier Meloni (“L'immigrazione illegale incide sulla violenza sulle donne”) che il Ministro Salvini (“I numeri dell'Istat mettono in correlazione il fenomeno migratorio con l'aumento dei reati sessuali”).
In questa retorica tossica che difende il patriarcato e addita un solo gruppo sociale quale causa di un fenomeno assai più diffuso e assai più complesso, i migranti, ancor più se irregolari, assumono la funzione di capro espiatorio. Una retorica che viene fatta attraverso proclami, affermazioni che richiamano un’autoevidenza che non c’è, richiamando strumentalmente dati (“i numeri dell’Istat”) che dicono tutt’altro.
Le affermazioni di Valditara e degli altri rappresentanti del Governo appoggiano su una ipocrisia talmente abnorme da risultare irreale. Per alcune ragioni che è bene specificare.
Per quel che riguarda la violenza contro le donne e i femminicidi, dati e analisi sembrano andare in direzione opposta rispetto a quella evidenziata, o quantomeno impongono interpretazioni più profonde e la rinuncia a facili generalizzazioni. Solo guardando ai dati sui femminicidi (oltre 90 nei primi 10 mesi, comunque con un calo dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2024), 77 donne sono state uccise in ambito familiare o affettivo e di queste 48 hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner. Inoltre circa una vittima su cinque nel 2024, è over 70, uccise tutte dai mariti dopo matrimoni lunghi 40 o 50 anni. Quando gli autori dei femminicidi sono stranieri, nella grande maggioranza dei casi sono straniere anche le vittime, loro mogli o compagne. Se non esiste quindi una correlazione diretta tra violenza contro le donne e femminicidi da un lato e fenomeno migratorio dall’altro, tanto meno esiste una correlazione con la condizione di irregolarità.
Da questo punto di vista, il discorso va radicalmente ribaltato. È il Governo ad aver fortemente investito sulla produzione di irregolarità. In Italia TUTTI e TUTTE i/le migranti DIVENTANO irregolari, sempre, da sempre. Non c’è un modo legale per arrivare, non c’è una forma garantita per non diventare “irregolari”, ossia – usando le parole del governo – clandestini, sempre minori i percorsi di riconoscimento e giuridico, sempre più inaccessibile l’asilo. Quindi, una crescente irregolarità prodotta dalle leggi italiane. Una dilagante irregolarità che ha funzioni ben specifiche: consegnare migliaia di persone senza diritti allo sfruttamento lavorativo (senza documenti come si può avere un contratto di lavoro?), alloggiativo, sessuale e criminale e, al tempo stesso, mantenere una altissima tensione sociale: persone senza diritti, senza volto, cui è facile attribuire ogni ignominia.
Eppure chi tutela queste persone sa bene che sono le più fragili, perché fragilizzate dal sistema. Pensiamo alle decine di migliaia di donne migranti, condannate dall’Italia alla irregolarità, alla clandestinità, alla marginalità, all’invisibilità che sono - in Italia e da italiani - oggetto di violenza, di sfruttamento, di tratta per la prostituzione. Ma loro non sono nemmeno donne, ciò che viene perpetrato contro di loro non è evidentemente violenza né abuso. Guardi il Ministro a cosa accade nelle aree dove è più intenso lo sfruttamento degli irregolari, dalla “fascia trasformata” di Vittoria, alle campagne dell’agro pontino: guardi alle operaie agricole ridotte dai loro “padroni” in schiave sessuali per accedere all’acqua potabile o a qualche servizio per i propri figli, guardi ai tassi altissimi di interruzione di gravidanza di queste donne, costrette all’irregolarità dalle politiche del governo e quindi estromesse dai servizi pubblici e dalla possibilità stessa di denunciare.
L’investimento sulla irregolarità cui da molti anni si assiste in Italia e che il Governo Meloni ha portato al parossismo non rappresenta una “non gestione” del fenomeno migratorio: è una deliberata, voluta strategia politica. Ne è forte riprova quanto è successo solo due anni fa, con le persone in fuga dall’Ucraina che non sono mai diventate irregolari e hanno potuto immediatamente accedere a servizi pubblici, scuola, sanità, servizi, libertà di movimento. Questa è stata la più grande protezione da ricattabilità sociale, sfruttamento, violenza.
CIAC crede fortemente che la lotta contro il patriarcato, il rifiuto di ogni violenza contro le donne, così come di ogni forma di violenza e sopruso, ci riguardi tutti: noi siamo pronti a fare la nostra parte, senza distinzioni di cittadinanza o di documento, a fianco di chi già si impegna quotidianamente per costruire altri modelli di maschilità e per promuovere relazioni basate sul rispetto e il riconoscimento. Come Gino Cecchettin, che in occasione della presentazione della Fondazione che porta il nome della figlia a cui sono seguite per l’appunto le dichiarazioni di Valditara, Meloni e Salvini, ha pronunciato parole potentissime che val la pena richiamare: “ho avuto modo di riflettere e immaginare il nostro mondo come un ecosistema dove ogni individuo ha la capacità e il libero arbitrio di iniettare nella società odio o amore. Non possiamo cambiare gli eventi che ci sono capitati, ma possiamo cambiare la nostra reazione a quegli eventi e decidere se contribuire ad aumentare l’odio oppure l’amore a discapito oppure a favore dell’ecosistema stesso”. Non avrebbe meritato – come nessuno e nessuna di noi – questa vergognosa strumentalizzazione antimigranti che fomenta solo, per l’appunto, ulteriori discorsi di odio e discriminazioni.
PER TUTTO QUESTO E PER TANTI ALTRI MOTIVI ANCHE CIAC PARTECIPERA' ALLA MANIFESTAZIONE DEL 25 NOVEMBRE A PARMA!