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Profughi ucraini in Italia, Ciac: "Serve unità di trattamento per chi arriva"

“Noi ci siamo attivati subito per l’accoglienza in famiglia, in anticipo e al di là dei contenitori progettuali fornendo gli stessi servizi previsti dal Sai - spiega Chiara Marchetti -. E’ chiaro che le persone lo hanno fatto volentieri, senza pensare al contributo ma il rischio serio ora è che ci sia una difformità di servizi offerti"

rassegna stampa

Riprendiamo questo articolo di Eleonora Camilli, apparso nei giorni scorsi su Redattore sociale riguardo al nuovo bando della protezione civile per l'accoglienza in famiglia, in cui compaiono anche le dichiarazioni di Chiara Marchetti, responsabile dell'Area Progettazione, Ricerca e Comunicazione di Ciac. L'intero articolo è leggibile QUI

PROFUGHI UCRAINASono 101.204 le persone arrivate finora in Italia dall’Ucraina: 52.308 donne, 12.649 uomini e 36.247 minori. Lo dicono gli ultimi dati resi noti ieri dal ministero dell’Interno. Le principali destinazioni dei profughi sono Milano, Roma, Napoli e Bologna. La maggior parte delle persone ha trovato accoglienza tra i conoscenti e i parenti, che fanno parte della grande comunità ucraina italiana, altri tra gli italiani che hanno aperto le porte ai rifugiati in fuga. 

Per il flusso straordinario dei profughi in fuga il coordinamento della gestione dell’accoglienza è stata affidata alla protezione civile, che con l'ordinanza n.881 ha fissato alcuni criteri base in termini di spesa e di assistenza. In particolare, prevedendo per le persone che hanno trovato autonomamente un posto un contributo una tantum di 300 euro per tre mesi. A questi si aggiungono 150 euro per ogni minore presente in famiglia. Alle regioni e alle province autonome, invece, vengono riconosciuti 1500 euro circa per ciascun profugo. Il governo si è inoltre impegnato ad allargare di 15 mila i posti attualmente in accoglienza. Per questo nelle scorse settimane è stato diramato un bando per reperire posti sia presso le famiglie sia negli alloggi messi a disposizione da enti e associazioni. Il bando prevede anche la fornitura degli stessi servizi previsti per chi è ospitato nei centri di accoglienza, un contributo per vitto e alloggio da destinare alla famiglia ospitante e un pocket money di 2,50 euro pro capite pro die. 

Il bando è però pensato solo per le nuove accoglienze, tenendo fuori tutte quelle famiglie che da subito, cioè da almeno un mese e mezzo, si sono offerte per ospitare i rifugiati.

Per Chiara Marchetti del Ciac di Parma ci deve essere uniformità di trattamento sul territorio nazionale. “Noi ci siamo attivati subito per l’accoglienza in famiglia, in anticipo e al di là dei contenitori progettuali fornendo gli stessi servizi previsti dal Sai  - spiega -. E’ chiaro che le persone lo hanno fatto volentieri, senza pensare al contributo ma il rischio serio ora è che ci sia una difformità di servizi offerti. Noi ci stiamo riferendo alla protezione civile regionale per trovare una soluzione ma abbiamo posto il tema anche in sede nazionale, è importante che gli standard e che i servizi per i rifugiati siano ovunque Il bando della protezione civile, scaduto lo scorso 18 aprile, prevede che le famiglie disposte ad accogliere siano inserite nella rete del Terzo Settore".

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