Riscriviamo storie di comunità: Tre anni di Commuinity Matching a Torino
iniziative
Costruire una città più inclusiva, coesa e aperta al dialogo. In che modo? Grazie al Community Matching, un progetto che mette in relazione rifugiati e cittadini autoctoni in un’ottica di convivenza sociale e di integrazione.
Questo è quanto emerso all’evento «Insieme, riscriviamo storie di comunità: tre anni di CIAC e Community Matching» che si è tenuto sabato 14 dicembre, nella Casa Quartiere Cecchi Point di Torino. Un’occasione di riflessione e di confronto sulle esperienze maturate durante i tre anni del Community Matching. L’iniziativa ha, infatti, offerto l’opportunità di discutere i risultati ottenuti e le sfide che si sono presentate durante il triennio, nella realizzazione di una comunità più accogliente.
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«Nessuno integra nessuno, nessuno si integra da solo: ci si integra insieme», ha detto Luciano Cannone, di CIAC Torino. “Questa riflessione, che riprende e rielabora il pensiero del pedagogista Paulo Freire, ci invita a riflettere sul concetto di integrazione come processo collettivo e condiviso. La vera integrazione non può essere un atto isolato, né un’imposizione dall'alto. Essa si costruisce giorno dopo giorno, attraverso il dialogo, l’ascolto reciproco e la costruzione di legami autentici”. Un messaggio che ha invitato i partecipanti a riflettere sul valore della pluralità come risorsa e non come ostacolo, e del dialogo come fondamentale per creare una società più forte e coesa.
Il tavolo tematico sulle ricerche e pratiche di coesione interculturali, moderato da Lamine Sidi di Ciac, ha visto gli interventi di Davide Donatiello, Alice Turra, Giovanni Bagna e i Chiara Marchetti. Il tavolo si è aperto con la presentazione del libro «Uno più uno non fa due» di Chiara Marchetti, responsabile dell’area progettazione ricerca e comunicazione di CIAC, i cui contenuti hanno fatto da filo conduttore della discussione. Un’opera basata su una ricerca condotta nel 2023 con oltre 300 partecipanti al programma Community Matching. Al centro dell’analisi, una domanda: è possibile impegnarsi per l'integrazione dei rifugiati senza considerare il contesto sociale delle comunità locali? La risposta, secondo le testimonianze raccolte, è no. «L'integrazione non può avvenire senza l'interazione tra chi arriva e chi accoglie - spiega l’autrice del libro -. Dai risultati è emerso come i Community Matching abbiano contribuito alla costruzione di legami interculturali che vanno oltre la semplice accoglienza, favorendo una forte coesione sociale e una cittadinanza attiva».
Allo stesso tavolo, Alice Turra e Giovanni Bagna, del Cento Interculturale di Torino, hanno evidenziato come il dialogo interculturale sia parte fondamentale delle politiche locali e di come il Community Matching sia efficace in questo senso, costruendo con il Centro collaborazione sempre più strutturata e coinvolgendo attivamente rifugiati e residenti.
A proposito delle politiche locali è intervenuto l’assessore alle politiche sociali, ai diritti e alle pari opportunità del Comune di Torino, Jacopo Rosatelli che ha mostrato il proprio sostegno alle attività di CIAC e alla rete che si è creata intorno al progetto, condividendo la necessità di favorire un programma che facilita la coesione sociale interculturale. A riconoscere la rilevanza e l’utilità del Community Matching è stato anche Salvatore Bottari, responsabile dell’Ufficio Stranieri del Comune di Torino, il quale ha sottolineato l’impegno dell’amministrazione nel consolidamento del Community Matching e nella ricerca di risorse e luoghi per agevolare la rete di associazioni e istituzioni dello Spazio Comune.
Diverse sono state le testimonianze dirette di alcuni dei protagonisti del Community Matching: Anita, Ayouba, Solange e Vittoria, buddies del Community Matching. “Inizialmente ero entrata in questo programma con una visione un po' ingenua di quello che significa fare volontariato, con un approccio caritatevole verso l'altro. Invece il Community Matching ha cambiato totalmente il mio modo di relazionarmi con l'altro e di impegnarmi nella comunità, perché con la mia buddy abbiamo costruito una relazione del tutto paritaria", queste le parole di una delle buddy, che racchiudono il senso profondo del progetto e raccontano quanto questo possa essere, e sia stato, essenziale per costruire una società coesa. Un percorso che si è quindi rivelato fondamentale per i volontari attivi, rifugiati e locali, i quali, grazie alla partecipazione attiva agli eventi culturali o formativi proposti nel CM, si sono immersi in una esperienza diretta e arricchente.
E sul futuro? Massimo Gnone, Integration Associate di UNHCR Italia, ha ribadito l'impegno per favorire l’integrazione dei rifugiati, sottolineando il valore della Carta per l’Integrazione, iniziativa che coinvolge diverse città italiane, tra cui Torino per l’appunto. In particolare, la sua attenzione si è incentrata sul supporto di UNHCR al consolidamento dei progetti Community Matching e Spazio Comune, all’interno dei servizi realizzati dalla Città.
Grazie all’appoggio delle diverse istituzioni e associazioni locali, il progetto ha dimostrato che è possibile costruire una comunità solidale e funzionante, grazie a un’integrazione reciproca e autentica. La sinergia che si è creata con alcune realtà come l’Associazione Tutrici e Tutori Volontari di Minori Stranieri Non Accompagnati del Piemonte e della Valle d’Aosta (e con cui presto sarà siglato un protocollo di collaborazione) ha messo in luce come la rete con gli enti pubblici e privati stia diventando sempre più solida. Non solo: anche con il Comune di Ivrea si è instaurata una solida collaborazione, racconta Giovanni Repetto. L’area eporediese ha, infatti, avuto accesso al network del Community Matching insieme all’associazione Nemo.
Berthin Nzonza direttore dell’associazione Mosaico, partner di UNHCR per l’implementazione dello Spazio Comune, ha espresso forte apprezzamento per la collaborazione che si è andata a strutturare con CIAC nella realizzazione del progetto di Community Matching. Condivisione di visioni anche sul piano del significato e del metodo nel promuovere la partecipazione attiva della comunità tutta al processo di integrazione.