A Lampedusa e nella Locride i profughi delle altre guerre
Nascosta dalle notizie sull’invasione russa dell’Ucraina, un’altra tragedia della migrazione si sta consumando all’interno dei confini italiani. A Lampedusa l’hotspot destinato a contenere all’incirca 500 persone è arrivato a quota 1000 ospiti, portando la struttura ai limiti del collasso e mettendo a rischio la salute dei migranti. Si tratta per la maggior parte di donne, bambini e persone con problemi di salute, sia fisica che mentale. A denunciare la situazione è Mediterranean Hope, l’organizzazione legata alla Federazione delle chiese evangeliche che accompagna i richiedenti asilo nel loro percorso di inserimento nella società italiana.
Le persone che giungono a Lampedusa di giorno rischiano la disidratazione, aspettando sotto il sole al molo Favaloro o all’interno dell’hotspot, già provate dai viaggi in mare, mentre di notte a causa delle temperature molto più basse rischiano di ammalarsi e il centro non è in grado di accogliere in condizioni umane così tanti migranti. L’isola stessa, fa notare l’organizzazione umanitaria, è sprovvista di molti servizi, rendendo l’accoglienza una vana parola, e Mediteranean Hope chiede invece soluzioni di lungo periodo per gestire il fenomeno migratorio dalla Libia e dalla Tunisia e corridoi umanitari per chi scappa da Paesi in cui vengono calpestati i diritti delle persone.
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