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Mille passi tra chi vuole diritti e chi vuole cancellarli

Il racconto della manifestazione di Roma contro le modifiche al Decreto Cutro che porterà alla cancellazione della protezione speciale e all'indebolimento del sistema di asilo

Cronaca

Meno di un chilometro tra chi chiede diritti e chi sta lavorando per cancellarli. Mille passi tra chi è in piazza a protestare e chi è chiuso dentro il Palazzo a votare emendamenti che incidono sulla carne viva di migliaia di persone.

In piazza Venezia a Roma la protesta delle associazioni dell’accoglienza e di centinaia di migranti arrivati da tutta Italia, dall’altra ministri e parlamentari di maggioranza che a palazzo Madama votano emendamenti che provano a distruggere il diritto di asilo in Italia puntando a eliminare la protezione speciale e indebolire il sistema di accoglienza.



E' il primo atto di uno scontro che si annuncia lungo e complesso ma che, purtroppo, ha un finale già scritto: chi ha il potere porterà a casa la propria bandierina per dimostrare ai suoi quanto è di destra. Mentre chi quelle scelte le subirà finirà ai margini, invisibile, nelle mani del caporale di turno, che ha bisogno di braccia da pagare pochi spicci all’ora e non di uomini e di donne con diritti.

Eppure c’è chi, con la caparbietà di chi sa di lottare contro i mulini a vento, prova a mettere i bastoni tra le ruote. Erano loro che martedì nella capitale hanno provato a far sentire il proprio dissenso. C’erano le tante associazioni di chi fa accoglienza, coordinate dal Tavolo Asilo Nazionale. C’erano i sindacati con il segretario della Cgil Landini. C’era un pezzo della politica che prova a smarcarsi, con la neo segretaria del Pd Elly Schlein, e alcuni parlamentari che il palazzo lo abitano quotidianamente. C’erano alcune realtà religiose come Libera di don Ciotti o i comboniani di Alex Zanotelli. Ma anche, e per fortuna, tanti migranti. E sono proprio loro i più arrabbiati, ne hanno tutto il diritto. 

Slogan cartelli e discorsi in successione. Obiettivo: provare a cambiare una storia già scritta. Presenti anche tanti giornalisti, più interessati alle interviste ai politici che capire quello per cui si stava protestando. Ma è comunque un buon successo. C’è anche chi si organizza per provare a spostarsi in quella piazza in cui si sta decidendo del futuro di migliaia di persone. Chiedono di essere ascoltati. Alla fine ci riescono. Qualcuno li ascolta. Ma serve a poco.

Nelle ore che seguono, non arrivano buone notizie. Anche se con qualche inciampo formale il palazzo non si ferma: l’iter che potrebbe incidere sulla pelle di chi migra procede nonostante tutto.

In piazza Venezia cartelli, striscioni e bandiere vengono riposti. Nei partecipanti si respira un misto di tristezza e consapevolezza. Tristezza per non essere riusciti per ora a cambiare il percorso, consapevolezza di essere dalla parte giusta. Eppure, gli sguardi dicono che la battaglia continuerà.

Alla fine, il palazzo in cui si decide il futuro di migliaia di persone, dista solo mille piccoli passi

 

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