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Franco Masini, medico e volontario di Ciac ora nell'Africa senza vaccini: “È un suicidio sanitario”

“Siamo di fronte a suicidio sanitario” spiega dal Centro di cardiochirurgia Salam a Khartoum il responsabile Franco Masini. Cardiologo, 70enne, originario di Parma dove è stato anche responsabile dell’unità di terapia coronarica locale, da quando è andato in pensione nel 2018 lavora a tempo pieno con Emergency. “In Sudan – prosegue Masini - ci sono state varie fasi della pandemia. C’è stato un lockdown, più annunciato che praticato. Adesso il Paese sta scoprendo le insidie del Covid-19”. 

Cronaca

Pubblichiamo una intervista al dottor Franco Masini, medico cardiologo, che - prima di partire per l'ospedale di Emergency in Sudan, è stato ed è un volontario di Ciac in particolare nella struttura Wonderful World. L'articolo è stato pubblicato su Huffinghton Post. Le foto invece, ci sono arrivate direttamente dal Sudan.

Non c’è più niente di letterario, oggi, a Khartoum. Nel Sudan raccontato da Abdelaziz Baraka Sakin - che ne narra i conflitti di classe più che di etnia, come fatto con il celebre 
Il Messia del Darfur - va in scena un’analisi macroscopica e tragicamente estemporanea del conflitto fra il Nord e il Sud del Mondo. Il primo impegnato a fronteggiare a suon di lockdown e di imposizioni il fronte no-vax, il secondo dedito alla spasmodica ricerca di quei vaccini promessi e mai consegnati. 

Franco Masini“Siamo di fronte a suicidio sanitario” mi spiega dal Centro di cardiochirurgia Salam a Khartoum il responsabile Franco Masini. Cardiologo, 70enne, originario di Parma dove è stato anche responsabile dell’unità di terapia coronarica locale, da quando è andato in pensione nel 2018 lavora a tempo pieno con Emergency. “In Sudan – prosegue Masini - ci sono state varie fasi della pandemia. C’è stato un lockdown, più annunciato che praticato. Adesso il Paese sta scoprendo le insidie del Covid-19”. 

In che senso?

Prima non c’era una grande preoccupazione, ma ora le cose stanno cambiando. Durante questi anni il centro Salam, l’unico che grazie Emergency fornisce assistenza cardiochirurgica gratuita in tutta l’Africa, è sempre rimasto aperto. Abbiamo continuato a fare interventi, riducendo il lavoro, ma cercando sempre di fare attenzione ad arginare il Covid-19. La sua entrata fra le nostre mura sarebbe un disastro. 

Ci siete riusciti?

Fino ad adesso sì, grazie anche ai tamponi molecolari. Se prima riscontravamo pochi positivi la settimana, addirittura nessuno durante il periodo estivo, le cose ora sono diverse. Da due mesi è aumentato in modo esponenziale il numero di contagi: tutti i giorni troviamo uno o due pazienti positivi, che inviamo ai centri Covid-19 del territorio. Per la maggior parte, circa l’80%, sono asintomatici. 

Qual è la situazione sanitaria in Sudan oggi?

Drammatica. Le terapie intensive sono piene e la mortalità è in salita.

La campagna vaccinale come procede?

Non procede. Qui è vaccinato solo l’1,3% della popolazione e non arrivano più dosi, nonostante le promesse. Noi abbiamo vaccinato solo il personale dell’ospedale, circa 440 persone dei quali 40 di provenienza internazionale. Da aprile abbiamo fatto tre campagne vaccinali: una ad aprile/maggio e una ad agosto/settembre con AstraZeneca, e una due settimane fa con Johnson&Johnson. Il programma Covax sostenuto dal Governo aveva promesso milioni di dosi, ne sono arrivate solo una percentuale irrisoria. Il Sudan ha 44milioni di abitanti, e fino ad oggi sono state inoculate solo 1 milione e mezzo di dosi. 

Franco MasiniCome se lo spiega?

Non ci rendiamo conto, purtroppo, che l’avidità dei Paesi ricchi sarà un suicidio a lungo andare. Il Sudafrica è il paese dell’Africa che vaccina di più, ha somministrato dosi al 24% della popolazione, mentre nel resto del continente la percentuale di vaccinati è bassissima. Siamo di fronte a circa l’1-2% degli abitanti. Così però il Covid-19 non si ferma.

Ha ragione: non si ferma. 

Questo è il vero scandalo! Da un anno promettono vaccini che non arrivano. Non capisco perché, ora che hanno raggiunto il profitto, le industrie farmaceutiche non liberino i brevetti. Dovrebbero essere resi disponibili: tutti dovrebbero avere la possibilità di essere immunizzati. 

Quali sono le conseguenze?

Favoriamo la diffusione di nuove varianti. Meno gente è protetta, più le varianti si moltiplicano. 

In questi giorni l’allarme, lanciato dagli scienziati africani, è relativo alla variante Omicron riscontrata proprio in Sudafrica. 

È la meno simile alle variazioni esaminate durante la pandemia. Anche per questo vaccinare la popolazione di tutto il mondo, non solo quella Occidentale, è fondamentale. Siamo di fronte a una visione molto miope delle cose. Non è possibile disinteressarsi del 98% della popolazione africana solo perché non ha i fondi per sostenere gli acquisti. 

Poi, dovrebbe essere anche un discorso egoistico. 

In che senso egoistico?

Lo ribadisco: la pandemia può essere fermata solo se viene stoppata in tutto il pianeta. Non esistono barriere contro un virus. Si possono chiudere le frontiere, ma il recente presente ci ha dimostrato che è inutile. Rischiamo che le varianti si moltiplichino all’infinito. 

La situazione in Africa, dove vive il 17% della popolazione mondiale, è dunque disastrosa. 

Qui è come se fossimo a un mese prima la scoperta del vaccino. Qui non esiste la possibilità di curarsi e quelli un po’ più ricchi sono andati a farsi somministrare le dosi nei paesi del Golfo. 

Dunque al momento non ci sono no-vax in Sudan?

No. Anzi sì. Qui sono novax perché non c’è il vaccino.

Franco MasiniSiamo di fronte a un paradosso. In Europa al momento grandi sforzi sono concentrati per convincere le persone a vaccinarsi, mentre in Africa non c’è modo di accedere alle dosi. Com’è l’Italia vista dal Sudan?

Insomma… Si fa un po’ fatica a capirla. Per quanto si provi a comprendere le motivazioni personali di chi non si vaccina, non si coglie perché, dove i mezzi ci sono, non si utilizzino tutti. Anche per la questione tamponi qui è molto complicato: sono poco diffusi, i numeri si aggirano intorno ai 1500/2000 al giorno e tracciare il Covid-19 diventa impossibile. Se la situazione va avanti così non sarà facile.  

So che deve tornare in sala operatoria, prima mi toglie una curiosità?

Se posso.

Lei ha 70 anni. Invece di godersi la pensione, ha scelto di andare in Sudan. 

Perché condividevo, e condivido ogni giorno, il monito di Gino Strada: creare e offrire gratuitamente assistenza in strutture di alta qualità. Strutture in cui vorremmo essere curati noi stessi, e le persone a cui vogliamo bene. Secondo me la sanità non ha niente a che fare con il profitto. Noi qui al centro Salam curiamo pazienti da quasi trenta paesi di tutta l’Africa e ogni cosa è gratuita. Le visite che facciamo, l’intervento e le cure per tutta la vita. Credo che la sanità, come diceva sempre Gino, sia un campo in cui il profitto non dovrebbe avere spazio. 

Non è così però.

Ne stiamo avendo la prova anche da questa lunga pandemia.

Posso confessarle che trovo qualcosa di eroico in lei?

Non esageriamo. Io mi sento soltanto un medico. 


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