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I migranti sono solo un costo? Il contributo degli immigrati al bilancio pubblico

I milioni di cittadini stranieri residenti in Italia contribuiscono sostanzialmente alla tenuta non solo del tessuto produttivo del paese, ma anche del suo sistema di protezione sociale. Lo dimostrano i dati su imposte pagate e prestazioni ricevute.

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Presentiamo qui i risultati di alcune elaborazioni che abbiamo condotto per il Dossier statistico immigrazione Idos appena pubblicato. È un esercizio di stima in itinere, dato che non tutti i dati che si vorrebbero avere sono disponibili e alcuni di quelli utilizzati possono essere migliorati nel corso del tempo. Partendo dalle imposte sui redditi pagate dai cittadini stranieri presenti in Italia, abbiamo considerato poi altri tipi di tributi e contributi previdenziali derivanti dagli immigrati stranieri e le principali voci di spesa che derivano dalla presenza di questi ultimi nel nostro Paese.


Migranti e lavoroGli stranieri sono solo un costo?


Un tema ricorrente nel dibattito politico e sociale italiano attuale riguarda i cosiddetti costi dell’immigrazione. Specialmente nel decennio passato, quando crisi economica prolungata e politiche di austerità hanno messo a dura prova il tessuto produttivo e civile, si è affermata in una parte relativamente ampia dell’opinione pubblica italiana l’idea che gli immigrati rappresentino un costo insostenibile per il nostro paese e, soprattutto, che si approfittino di un sistema generoso di welfare al cui finanziamento non partecipano come contributori. Spesso l’idea che passa nel discorso pubblico è quella che fa equivalere gli stranieri residenti con i richiedenti asilo o con persone presenti irregolarmente in Italia, dimenticando quei milioni di persone e di lavoratori (largamente maggioritari nella popolazione straniera) che sono insediati regolarmente in Italia.

Le elaborazioni fanno riferimento al 2019. Non tengono quindi conto degli effetti della pandemia, ma ci sembrano comunque utili per due motivi. In primo luogo, molti dati, ad esempio il gettito dell’imposta sul reddito, non sono disponibili per anni più recenti. In secondo luogo, il periodo successivo al 2019 ha evidenti caratteristiche di eccezionalità dovute alla pandemia e ai lockdown, quindi il 2019 può rappresentare un anno con caratteristiche “normali” e vicine alle condizioni a cui l’economia e la società italiane dovrebbero tornare nel prossimo futuro. Anche se alcune statistiche originarie si riferiscono ai nati all’estero, abbiamo cercato di definire statistiche relative all’insieme dei residenti in Italia con cittadinanza straniera.

Quanto gli stranieri contribuiscono alle entrate dello Stato italiano

La voce di entrata più importante è rappresentata dai contributi previdenziali obbligatori, calcolati sulla base del numero e delle retribuzioni medie dei lavoratori stranieri. Il totale dei contributi versati dagli stranieri risulta pari a circa 15,4 miliardi di euro, che corrispondono al 6,5 per cento del totale dei contributi sociali incassati dall’Inps nel 2019. È vero che i contributi sono una forma di risparmio forzato, ma in un sistema a ripartizione ci pare adeguato assimilarli alle imposte. Segue l’Irpef, con un gettito proveniente dagli stranieri di 5 miliardi (fonte ministero dell’Economia), molto inferiore a quello dei contributi perché tanti stranieri sono incapienti a causa dei bassi redditi e dell’importanza delle detrazioni per familiari a carico. Anche il bonus a favore dei dipendenti introdotto nel 2014 ha significativamente interessato questa categoria di lavoratori. È interessante osservare che negli ultimi 5 anni disponibili (tra il 2014 e il 2019) il numero dei contribuenti nati all’estero con reddito dichiarato diverso da zero è cresciuto del 16,9 per cento. Per contro, il numero dei contribuenti nati in Italia è salito nello stesso quinquennio solo dell’1,6 per cento. Abbiamo poi stimato le imposte indirette pagate dagli stranieri sulla base di un dataset integrato tra l’indagine Silc sui redditi e quella Istat sui consumi. L’Iva pagata dagli stranieri vale 4,5 miliardi, le accise 2,3 miliardi, mentre la Tasi e la Tari pagate da famiglie con persona di riferimento straniera hanno un valore complessivo pari a 0,84 miliardi. Circa 640 milioni vengono poi dalle imposte sui giochi.

Migranti e lavoroInoltre, vi sono entrate per lo Stato italiano pagate solo dai cittadini stranieri, come le pratiche per il rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno e per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Per quanto riguarda i permessi di soggiorno, il Dossier Statistico Immigrazione 2020 registra 1.554.568 permessi di soggiorno in scadenza nel 2019 e 177.254 nuovi permessi rilasciati nello stesso anno. Stimando che almeno 1,1 milioni di permessi sia stato rinnovato a un costo medio pro-capite di 200 euro l’entrata complessiva è di circa 250 milioni di euro. Le acquisizioni della cittadinanza italiana (127 mila nel 2019) portano invece a un’entrata di 25 milioni di euro, stimando sempre una spesa media di 200 euro per ogni pratica.

 

Infine, tra le entrate vanno considerate le risorse economiche messe a disposizione dall’Unione europea finalizzate specificamente al tema dell’immigrazione. Ci riferiamo al fondo Fondo asilo, migrazione, integrazione (Fami) e al Fondo sicurezza interna (Isf), per un totale di 145 milioni. L’Unione europea, attraverso il Fondo sociale europeo, assegna agli Stati membri altre risorse che possono essere utilizzate (e di fatto lo sono) anche per interventi di coesione e lotta alla povertà, che hanno come beneficiari gli immigrati. Individuare la spesa specifica dell’Italia sui temi dell’immigrazione a valere sul Fondo sociale europeo è tuttavia complesso e abbiamo scelto, pertanto, di non inserirla nel conto.

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