Il Consiglio d'Europa boccia i decreti contro le Ong: «Vanno revocati»
"Il Governo italiano dovrebbe procedere a consultazioni efficaci con i gruppi della società civile più colpiti (in particolare le organizzazioni di ricerca e soccorso)"
approfondimenti
lI governo italiano dovrebbe procedere a consultazioni efficaci con i gruppi della società civile più colpiti (in particolare le organizzazioni di ricerca e soccorso) prima di adottare qualsiasi misura di traduzione del Decreto Legge n. 1/2023 in un atto legislativo formale. E dovrebbe revocarlo fino a quando non si svolgeranno tali consultazioni e non saranno prese misure adeguate ed efficaci per garantire che le vite dei migranti non siano messe a rischio dall’incapacità delle ONG di ricerca e soccorso di operare in modo efficace.
Sono queste le conclusioni pubblicate dal Consiglio di Esperti del Consiglio d’Europa sui contenuti del Decreto legge 1/2023, che è in fase di conversione in legge nel Parlamento.
Il Consiglio d’Europa, l’istituzione di riferimento della Corte europea dei diritti dell’uomo, attraverso il «Consiglio di esperti in materia di leggi organizzazioni non governative», mette in guardia il governo italiano richiamandolo proprio alla giurisprudenza della Corte per i diritti umani. E questo perché i nuovi decreti sicurezza, non sono ritenuti in linea con le norme europee. In particolare, è stata valutata la conformità del decreto legge con i requisiti dell’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), fra l’altro dedicato alla «libertà di riunione pacifica e alla libertà d’associazione». Il parere espresso dagli esperti con una relazione di nove pagine, valuta la compatibilità delle decisioni di Roma con le norme europee sugli spazi concessi dalle autorità alla società civile. La presenza in mare delle organizzazioni umanitarie, infatti, viene considerata come parte di attività «di natura critica» la cui libertà non può essere soppressa, specie a causa «dell’assenza di operazioni di ricerca e salvataggio a livello statale o europeo dopo la fine della missione italiana “Mare Nostrum”, lo smantellamento dell’operazione congiunta Triton e la decisione degli Stati membri dell’Ue di cessare i pattugliamenti marittimi dell’operazione Sophia».
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Sono queste le conclusioni pubblicate dal Consiglio di Esperti del Consiglio d’Europa sui contenuti del Decreto legge 1/2023, che è in fase di conversione in legge nel Parlamento.
Il Consiglio d’Europa, l’istituzione di riferimento della Corte europea dei diritti dell’uomo, attraverso il «Consiglio di esperti in materia di leggi organizzazioni non governative», mette in guardia il governo italiano richiamandolo proprio alla giurisprudenza della Corte per i diritti umani. E questo perché i nuovi decreti sicurezza, non sono ritenuti in linea con le norme europee. In particolare, è stata valutata la conformità del decreto legge con i requisiti dell’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), fra l’altro dedicato alla «libertà di riunione pacifica e alla libertà d’associazione». Il parere espresso dagli esperti con una relazione di nove pagine, valuta la compatibilità delle decisioni di Roma con le norme europee sugli spazi concessi dalle autorità alla società civile. La presenza in mare delle organizzazioni umanitarie, infatti, viene considerata come parte di attività «di natura critica» la cui libertà non può essere soppressa, specie a causa «dell’assenza di operazioni di ricerca e salvataggio a livello statale o europeo dopo la fine della missione italiana “Mare Nostrum”, lo smantellamento dell’operazione congiunta Triton e la decisione degli Stati membri dell’Ue di cessare i pattugliamenti marittimi dell’operazione Sophia».
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