SOLIDARIETA' AL POPOLO AFGHANO - Accogliere subito, potenziando il sistema pubblico Sai
Comunicati stampa
SOLIDARIETA' AL POPOLO AFGHANO - ACCOGLIERE SUBITO, POTENZIANDO IL SISTEMA PUBBLICO SAI.
Osserviamo con grande angoscia l'evolversi della situazione in Afghanistan e sentiamo di esprimere la più profonda solidarietà e vicinanza a tutti i cittadini afghani che vivono l'ennesima situazione di increscioso pericolo; che sono in fuga a centinaia di migliaia in cerca di salvezza e protezione; che dall' Europa, dall' Italia, e da parma dove si sono rifugiati in questi 20 anni di guerra vedono ancora e sempre familiari, parenti e amici in pericolo.
Assistiamo increduli ad una Europa ed una Italia che si ostina per molti di loro a parlare - anche oggi - di rimpatri; di una Europa e una Italia che ancora non si mobilita per accogliere, tutelare e proteggere, che non fa i conti con l'enorme ipocrisia e le falsità che in questi 20 anni di guerra sono state perpetrate: nè sicurezza, nè libertà nè pace sono state portate con gli eserciti e la fulminea presa del potere da parte dei talebani ne è la evidenza più drammatica.
Oggi più ancora di ieri un intero popolo è esposto alla ritorsione, alla privazione di libertà, alla violenza ed è lasciato colpevolmente solo. manca oggi più che mai Gino Strada che non ha mai smesso di fornire soccorso alla popolazione afgana e che già ci diceva che se davvero si vuole aiutare un popolo si può farlo senza i fucili.
Ciò che accade oggi svela una volta di più come alla base delle migrazioni ci sono guerre, persecuzioni, libertà negate. e che ci dice anche che l'occidente ha in questo innegabili responsabilità. Una ipocrisia inammissibile che mostra anche come criminalizzare i migranti serva solo a coprire le responsabilità e gli interessi di chi fa la guerra, di chi crea instabilità e conflitti.
Non ci stanchiamo di ripeterlo: non ci sono emergenze "profughi", ci sono guerre fomentate, inaffrontate o irrisolte e regimi dittatoriali sostenuti, armati, sin'anche addestrati. Crisi che durano da decine di anni (insieme ad Afghanistan, Siria, Somalia, Mali, Libia) enormi tragedie umanitarie che rendono impossibile la vita a incolpevoli popolazioni.
Riteniamo oggi indispensabile una mobilitazione collettiva che tuteli la popolazione civile afghana: pensiamo alle donne che in questi anni si erano liberate da una condizione medioevale e violentemente repressiva, ai minori, agli oppositori, ai tanti afgani che in questi anni hanno collaborato (l’aereo che ha riportato in Italia l’intera ambasciata ha lasciato il posto solo per venti collaboratori!) alle persone senza diritti ancora in Afghanistan o già in fuga ( e non da domenica) lungo le rotte della migrazione forzatamente illegale (molti sono gli afghani respinti lungo la rotta balcanica) cui sono costretti dall'assenza di politiche migratorie dei diritti e di certezza nell'accoglienza, consegnati a trafficanti e respinti dalle polizie di frontiera.
Urgono subito corridoi umanitari e un accesso garantito e sicuro all'accoglienza.
Apprezziamo la volontà che moltissimi comuni italiani, ed anche ANCI, hanno già espresso di poter realizzare corridoi umanitari ed accogliere sui loro territori persone che ora rischiano la vita in Afghanistan. Riteniamo che anche in questa occasione l’iniziativa che parta dalla società civile e dai sindaci sia quella capace di dare risposta tempestiva alla drammaticità attuale e capace di dare allo stesso tempo al governo centrale la chiara indicazione di come si debba portare a sicuro compimento un sistema pubblico di accoglienza capace di rispondere all’emergenza e di permanere in modo continuativo.
Il sistema SAI è una risposta presente, pubblica e organizzata e va sviluppata ora con determinazione.
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