Strage di Cutro, "oltre all’immenso dolore, nella nostra comunità c’è anche tanta rabbia" - LE FOTO
Durante la manifestazione dello scorso sabato per dire basta alle morti in mare è intervenuta una persona proveniente proprio da Cutro dove è avvenuta la strage di migranti. Riportiamo il suo intervento che è stato molto significativo e importante per ricordare quanto siano importante le comunità locali che si sono subito attivate per dare assistenza alle naufraghi sopravvissuti.
Cronaca
Alla manifestazione che abbiamo fatto a Parma sabato scorso per la strage di migranti avvenuta presso Cutro (LEGGI), una persona originaria di quel luogo ci ha chiesto di intervenire. Il suo è stato un intervento molto importante, che perciò riportiamo.
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Vengo proprio da luogo della tragedia, da Cutro. È da un anno e mezzo che mi sono trasferito a Parma per esigenze lavorative e quel posto lo conosco benissimo perché mio padre mi portava sin da bambino a pescare, coltiviamo insieme questa bellissima passione e quella maledetta secca si trova a circa 50/60 metri dalla riva e destino vuole che si sia formata a causa delle forti piogge di dicembre.
Anche quella mattina mio padre mette la sveglia alle 5:00, ma visto il forte vento, posticipa la sveglia alle 7:00 e quando arriva in prossimità del posto capisce subito che è successo qualcosa, qualcosa di molto grave. Arriva in spiaggia e si trova un bruttissimo scenario fatto da teli bianchi sparsi su tutta la spiaggia, da lì a poco i soccorritori estraggono il corpo inanime di un bambino, ma non ha il tempo di realizzare tra le grida dei soccorritori, che il mare tra le onde gli restituisce ai suoi piedi il corpo di una bambina.
Mi chiama piangendo perché quella bambina ha più o meno l’età di sua nipote, mia figlia e tra le lacrime mi dice: “abbracciami forte forte i miei nipotini”.
In questo momento la nostra comunità è piena di dolore e tristezza perché la tragedia ancora non è finita e giorno dopo giorno il mare restituisce corpi, mancano ancora circa una trentina di persone.
Un ragazzo turco a Crotone che sta aspettando ancora suo fratello di 12 anni, ma tra le salme al palazzetto dello sport non c’è, tra i ricoverati in ospedale non c’è, tra i superstiti al C.A.R.A. (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Isola di Capo Rizzuto non c’è, quindi nella disperazione sta aspettando solo che glielo restituisca il mare.
Oltre all’immenso dolore, nella nostra comunità c’è anche tanta rabbia, per le parole sbagliate di un ministro che ha fatto sembrare responsabili della loro morte, le vittime stesse, con l’impressione che stiano parlando di oggetti e non di vite umane. Adesso si stanno rimbalzando le responsabilità e spero che la magistratura possa fare chiarezza il primo possibile, nel rispetto di tutte quelle vittime, perché c’è una RESPONSABILITA’ OGGETTIVA e non ci bastano solo le dimissioni e no… Il responsabile o i responsabili devono pagare per tutte e 68 le vittime.
Rimane il coraggio di quei pescatori che sono i primi ad arrivare e prestare soccorso addirittura prima delle forze dell’ordine e della guardia costiera e quello che si trovano davanti ai loro occhi ha dell’inimmaginabile, decine e decine di corpi sulla battigia del mare che riescono a riconoscere solo attraverso la luce dei cellulari perché è buio pesto e fa molto freddo. Non si vede nulla, ma tra le onde riescono a notare un corpo di un bambino e senza esitazioni si tuffano in mare vestiti per salvarlo, ma quel corpicino ormai freddo, era senza vita, era ancora con gli occhi aperti, era morto da lì a poco e imperterriti hanno continuato a tirare fuori gente viva dal mare e tutt’ora le varie associazioni di volontariato, fanno i turni anche di notte per cercare più salme possibili.
Ci tenevo a raccontare questa realtà perché la Calabria non è solo terra di ndrangheta come viene spesso descritta, ma è terra di solidarietà, accoglienza, fratellanza e di coraggio. Le soluzioni non potete pretenderle da noi che facciamo fatica ad arrivare a fine mese, non chiedetele a noi che a stento riusciamo a pagare i dipendenti cercando di rimanere sempre in piedi. Le soluzioni le dovete trovare voi, voi che avete il potere decisionale, noi tutti pretendiamo soluzioni risolutive una volta per sempre. Su questa forte emozione collettiva non lasciamo cadere tutto nel dimenticatoio, non facciamo diventare vana la morte di tutte quelle anime, di tutte quelle piccole anime, affinché non ci siano più stragi di DISUMANITA’.
Giuseppe Migale
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Vengo proprio da luogo della tragedia, da Cutro. È da un anno e mezzo che mi sono trasferito a Parma per esigenze lavorative e quel posto lo conosco benissimo perché mio padre mi portava sin da bambino a pescare, coltiviamo insieme questa bellissima passione e quella maledetta secca si trova a circa 50/60 metri dalla riva e destino vuole che si sia formata a causa delle forti piogge di dicembre.
Anche quella mattina mio padre mette la sveglia alle 5:00, ma visto il forte vento, posticipa la sveglia alle 7:00 e quando arriva in prossimità del posto capisce subito che è successo qualcosa, qualcosa di molto grave. Arriva in spiaggia e si trova un bruttissimo scenario fatto da teli bianchi sparsi su tutta la spiaggia, da lì a poco i soccorritori estraggono il corpo inanime di un bambino, ma non ha il tempo di realizzare tra le grida dei soccorritori, che il mare tra le onde gli restituisce ai suoi piedi il corpo di una bambina.
Mi chiama piangendo perché quella bambina ha più o meno l’età di sua nipote, mia figlia e tra le lacrime mi dice: “abbracciami forte forte i miei nipotini”.
In questo momento la nostra comunità è piena di dolore e tristezza perché la tragedia ancora non è finita e giorno dopo giorno il mare restituisce corpi, mancano ancora circa una trentina di persone.
Un ragazzo turco a Crotone che sta aspettando ancora suo fratello di 12 anni, ma tra le salme al palazzetto dello sport non c’è, tra i ricoverati in ospedale non c’è, tra i superstiti al C.A.R.A. (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Isola di Capo Rizzuto non c’è, quindi nella disperazione sta aspettando solo che glielo restituisca il mare.
Oltre all’immenso dolore, nella nostra comunità c’è anche tanta rabbia, per le parole sbagliate di un ministro che ha fatto sembrare responsabili della loro morte, le vittime stesse, con l’impressione che stiano parlando di oggetti e non di vite umane. Adesso si stanno rimbalzando le responsabilità e spero che la magistratura possa fare chiarezza il primo possibile, nel rispetto di tutte quelle vittime, perché c’è una RESPONSABILITA’ OGGETTIVA e non ci bastano solo le dimissioni e no… Il responsabile o i responsabili devono pagare per tutte e 68 le vittime.
Rimane il coraggio di quei pescatori che sono i primi ad arrivare e prestare soccorso addirittura prima delle forze dell’ordine e della guardia costiera e quello che si trovano davanti ai loro occhi ha dell’inimmaginabile, decine e decine di corpi sulla battigia del mare che riescono a riconoscere solo attraverso la luce dei cellulari perché è buio pesto e fa molto freddo. Non si vede nulla, ma tra le onde riescono a notare un corpo di un bambino e senza esitazioni si tuffano in mare vestiti per salvarlo, ma quel corpicino ormai freddo, era senza vita, era ancora con gli occhi aperti, era morto da lì a poco e imperterriti hanno continuato a tirare fuori gente viva dal mare e tutt’ora le varie associazioni di volontariato, fanno i turni anche di notte per cercare più salme possibili.
Ci tenevo a raccontare questa realtà perché la Calabria non è solo terra di ndrangheta come viene spesso descritta, ma è terra di solidarietà, accoglienza, fratellanza e di coraggio. Le soluzioni non potete pretenderle da noi che facciamo fatica ad arrivare a fine mese, non chiedetele a noi che a stento riusciamo a pagare i dipendenti cercando di rimanere sempre in piedi. Le soluzioni le dovete trovare voi, voi che avete il potere decisionale, noi tutti pretendiamo soluzioni risolutive una volta per sempre. Su questa forte emozione collettiva non lasciamo cadere tutto nel dimenticatoio, non facciamo diventare vana la morte di tutte quelle anime, di tutte quelle piccole anime, affinché non ci siano più stragi di DISUMANITA’.
Giuseppe Migale
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