Ucraina. La «guerra» dei disertori
Pubblichiamo un articolo a firma del giornalista di Avvenire in cui si racconta della vita di quelli che, per scelta o per necessità, lasciano l'Ucraina in guerra
rassegna stampa
Pubblichiamo un articolo a firma del giornalista Nello Scavo di Avvenire in cui si racconta della vita di quelli che, per scelta o per necessità, lasciano l'Ucraina in guerra e lo fanno attraverso percorsi clandestini visto che non è possibile lasciare il paese per gli uomini che non hanno almeno tre figli. Una "guerra" sotterranea che ci interroga molto.
di Nello Scavo
Il ragazzo che corre al fronte con il piede schiacciato sull’acceleratore non è un combattente. Le trincee le frequenta per consegnare con il suo furgone da idraulico quintali di lubrificante per i carri armati di Kiev. In direzione opposta altri uomini sperano di non essere acciuffati mentre lasciano illegalmente l’Ucraina. E intanto in Russia alcune famiglie rompono il muro del silenzio denunciando come i propri figli siano stati ingannati dal Cremlino e mandati a morire in una guerra di cui non sapevano nulla. Il mestiere delle armi non fa per tutti. Chi per obiezione ideale, chi per paura. Sono disertori, fuggiaschi, renitenti, qualcuno si spinge a chiamarli “traditori”.
Molti hanno mogli e figli rifugiati in qualche Paese europeo. Il presidente Zelensky nelle ultime settimane ha tentato di allentare le maglie, consentendo in alcuni casi anche agli uomini con meno di tre figli a carico (era questa l’unica categoria assolta da un eventuale obbligo di arruolamento) di lasciare l’Ucraina e ricongiungersi ai propri cari. Come chi ha figli disabili, genitori anziani da seguire, in qualche caso anche gemelli di pochi mesi. Gli altri sono chiamati a tenersi pronti. L’arruolamento forzato non è ancora stato decretato, ma alla vigilia dell’autunno, quando ormai è chiaro che il piombo cadrà anche con le nevicate d’inverno, c’è chi prova a svincolarsi dalla legge marziale a costo di rischiare una denuncia e perfino l’arresto.
A Odessa è stata scoperta nei giorni scorsi una rotta campestre per l’attraversamento illegale del confine con la Moldavia. I passaggi andavano avanti da settimane grazie a due residenti del villag- gio di Kozatske, nel distretto di Bilhorod-Dnistrovsky. Si facevano pagare 300 euro per raggiungere un’area poco sorvegliata tra Moldavia e Ucraina, a ridosso dell’enclave non riconosciuta della Transnistria. Il 27enne acciuffato mentre tentava di lasciare il Paese è stato denunciato a piede libero. Negli stessi giorni sempre a Odessa è stata arrestata una ragazza accusata di aver “affittato” il proprio figlio di 15 anni a uomini che non avevano requisiti sufficienti per lasciare il Paese. Il passaparola avveniva in alcune palestre, dove giovani tutti muscoli, messi davanti al rischio d’essere chiamati per sostenere le milizie territoriali formate dai civili, hanno preferito sparire nel nulla. Nonostante le martellanti iniziative mediatiche in favore dell’esercito, al momento i “disertori” non sono oggetto di vaste campagne d’odio. C’è un intimo spartiacque nelle scelte di chi resta, sapendo di poter un giorno essere convocato alle armi, e di chi invece cerca una via d’uscita dal fuoco nemico e da quello amico.
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di Nello Scavo
Il ragazzo che corre al fronte con il piede schiacciato sull’acceleratore non è un combattente. Le trincee le frequenta per consegnare con il suo furgone da idraulico quintali di lubrificante per i carri armati di Kiev. In direzione opposta altri uomini sperano di non essere acciuffati mentre lasciano illegalmente l’Ucraina. E intanto in Russia alcune famiglie rompono il muro del silenzio denunciando come i propri figli siano stati ingannati dal Cremlino e mandati a morire in una guerra di cui non sapevano nulla. Il mestiere delle armi non fa per tutti. Chi per obiezione ideale, chi per paura. Sono disertori, fuggiaschi, renitenti, qualcuno si spinge a chiamarli “traditori”.
Molti hanno mogli e figli rifugiati in qualche Paese europeo. Il presidente Zelensky nelle ultime settimane ha tentato di allentare le maglie, consentendo in alcuni casi anche agli uomini con meno di tre figli a carico (era questa l’unica categoria assolta da un eventuale obbligo di arruolamento) di lasciare l’Ucraina e ricongiungersi ai propri cari. Come chi ha figli disabili, genitori anziani da seguire, in qualche caso anche gemelli di pochi mesi. Gli altri sono chiamati a tenersi pronti. L’arruolamento forzato non è ancora stato decretato, ma alla vigilia dell’autunno, quando ormai è chiaro che il piombo cadrà anche con le nevicate d’inverno, c’è chi prova a svincolarsi dalla legge marziale a costo di rischiare una denuncia e perfino l’arresto.
A Odessa è stata scoperta nei giorni scorsi una rotta campestre per l’attraversamento illegale del confine con la Moldavia. I passaggi andavano avanti da settimane grazie a due residenti del villag- gio di Kozatske, nel distretto di Bilhorod-Dnistrovsky. Si facevano pagare 300 euro per raggiungere un’area poco sorvegliata tra Moldavia e Ucraina, a ridosso dell’enclave non riconosciuta della Transnistria. Il 27enne acciuffato mentre tentava di lasciare il Paese è stato denunciato a piede libero. Negli stessi giorni sempre a Odessa è stata arrestata una ragazza accusata di aver “affittato” il proprio figlio di 15 anni a uomini che non avevano requisiti sufficienti per lasciare il Paese. Il passaparola avveniva in alcune palestre, dove giovani tutti muscoli, messi davanti al rischio d’essere chiamati per sostenere le milizie territoriali formate dai civili, hanno preferito sparire nel nulla. Nonostante le martellanti iniziative mediatiche in favore dell’esercito, al momento i “disertori” non sono oggetto di vaste campagne d’odio. C’è un intimo spartiacque nelle scelte di chi resta, sapendo di poter un giorno essere convocato alle armi, e di chi invece cerca una via d’uscita dal fuoco nemico e da quello amico.
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