Ventimiglia, 14 condanne per l’accampamento No borders. “Faremo ricorso, la solidarietà non è reato” - IL VIDEO
È terminato con 14 condanne da uno a tre mesi (e 17 assoluzioni) il processo di primo grado a carico degli attivisti del “Presidio permanente no borders” di Ventimiglia, che nell’estate 2015 occuparono un’area di parcheggio sotto la pineta dei Balzi Rossi, a pochi passi dalla frontiera franco-italiana di ponte San Ludovico.
rassegna stampa
È terminato con 14 condanne da uno a tre mesi (e 17 assoluzioni) il processo di primo grado a carico degli attivisti del “Presidio permanente no borders” di Ventimiglia, che nell’estate 2015 occuparono un’area di parcheggio sotto la pineta dei Balzi Rossi, a pochi passi dalla frontiera franco-italiana di ponte San Ludovico. È il giugno di sette anni fa, quando un gruppo di migranti decide di accamparsi sugli scogli per protestare contro l’improvvisa decisione del governo francese di sospendere l’accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione Europea.

In pochi giorni, la frontiera di Ventimiglia diventa meta di attivisti e solidali che sostengono le ragioni dei migranti, nella totale assenza di soluzioni istituzionali, i volontari si fanno carico dell’allestimento di un campeggio solidale con tende e servizi igienici, cucina autogestita e distribuzione di vestiti, servizio di supporto legale e sostegno nelle ripetute proteste alla frontiera decise in assemblea con i migranti in transito. È un movimento eterogeneo e totalmente autofinanziato, che per tre mesi gestisce e rappresenterà l’unico spazio di protezione e tutela per le persone in transito.
“We are not going back”, siamo arrivati fino a qui e non torneremo indietro, gridano i migranti che, spesso, decidono di rimandare il passaggio della frontiera per unirsi al movimento “no borders” che sostiene la libertà di circolazione, il superamento delle frontiere e la loro crescente militarizzazione.
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In pochi giorni, la frontiera di Ventimiglia diventa meta di attivisti e solidali che sostengono le ragioni dei migranti, nella totale assenza di soluzioni istituzionali, i volontari si fanno carico dell’allestimento di un campeggio solidale con tende e servizi igienici, cucina autogestita e distribuzione di vestiti, servizio di supporto legale e sostegno nelle ripetute proteste alla frontiera decise in assemblea con i migranti in transito. È un movimento eterogeneo e totalmente autofinanziato, che per tre mesi gestisce e rappresenterà l’unico spazio di protezione e tutela per le persone in transito.
“We are not going back”, siamo arrivati fino a qui e non torneremo indietro, gridano i migranti che, spesso, decidono di rimandare il passaggio della frontiera per unirsi al movimento “no borders” che sostiene la libertà di circolazione, il superamento delle frontiere e la loro crescente militarizzazione.
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